HIV: accesso al lavoro e sicurezza nei luoghi di lavoro

HIV: accesso al lavoro e sicurezza nei luoghi di lavoro

Grazie all'introduzione delle terapie antiretrovirali, l’infezione da HIV è stata assimilata a una patologia cronica che lascia spazio a una prospettiva di vita di buona qualità.

Questo ha permesso a un numero via via crescente di persone HIV-positive di poter far parte della popolazione attiva (1) cioè quella parte di popolazione ≥15 anni, che comprende sia chi lavora sia chi è in cerca di occupazione, che risulta in grado di svolgere attività lavorative. (2)

TUTELA DELLE PERSONE HIV+ IN AMBITO LAVORATIVO

La tutela legale delle persone positive all’HIV applicata al lavoro far riferimento alla Legge 5 giugno 1990, n.135, articolo 5 e 6. (3)

Cosa prevede?

L’articolo 5, (terzo e quinto comma) stabilisce che: (3)

  • nessuno può essere sottoposto, senza il suo consenso, ad analisi per accertare la presenza dell’infezione da HIV se non per motivi di necessità medica e nel suo interesse,
  • essere HIV-positivo non può costituire motivo di discriminazione, in particolare per l'iscrizione a scuola, per lo svolgimento di attività sportive, per l'accesso o il mantenimento del posto di lavoro.

L’articolo 6 vieta ai datori di lavoro, pubblici e privati, di svolgere indagini per accertare nei dipendenti o in candidati all’assunzione l'esistenza di uno stato di sieropositività. (4)

In base alla legge italiana, la richiesta di sottoporsi al test per l’HIV come condizione per l'accesso o per il mantenimento del posto di lavoro è quindi illegittima. (1)

Tuttavia, una sentenza del 1994 della Corte costituzionale (n. 218) apre alla valutazione caso per caso nel momento in cui le attività previste dalla professione possano comportare rischi per gli altri con particolare riferimento all’ambito: (5)

  • delle professioni sanitarie
  • degli addetti alla sicurezza (es. forze dell’ordine)

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