Psoriasi nella donna in età fertile: novità dal congresso Sidemast

Solo di recente i clinici hanno iniziato a considerare le specificità della psoriasi nelle donne: manifestandosi in due terzi delle pazienti prima dei 40 anni, e quindi in età fertile, la patologia ha ricadute specifiche nel sesso femminile. La presenza di bisogni specifici legati alla sfera della pianificazione familiare rende per loro la gestione della malattia particolarmente difficile. Le donne del resto si pongono molte domande, davanti a una diagnosi di psoriasi: come gestirò la malattia prima del concepimento? C’è il rischio di trasmettere la malattia al bambino? Posso continuare le terapia in gravidanza e durante l’allattamento? Tutte domande alle quali molte donne non sanno darsi una risposta. Se ne è parlato l'11 luglio scorso in occasione di un simposio all'interno del novantaseiesimo congresso della Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse (Sidemast).

Fertilità e immagine corporea

Rispetto agli uomini, la psoriasi nelle donne insorge più precocemente con un impatto diretto sull'età fertile. Alcune indagini hanno dimostrato che avere la psoriasi condiziona la scelta delle donne di avere figli: in particolare le pazienti con forme moderate e gravi hanno la tendenza ad avere meno figli rispetto alle donne sane della stessa età. Ma non solo: nelle pazienti è maggiormente avvertito lo stigma legato alla malattia e l'impatto psicologico correlato alla percezione corporea. Così nel sesso femminile sono più frequenti le ricadute psicologiche con un impatto notevole sulla qualità di vita. Questo è particolarmente grave se si considera che, statisticamente, le donne accedono di meno rispetto agli uomini alle terapie sistemiche specifiche per questa patologia.

Psoriasi e rischi per la gravidanza

Ma come stanno veramente le cose? Effettivamente studi sembrano dimostrare che la psoriasi può essere associata a parti prematuri e a peso ridotto del bambino alla nascita. Inoltre la gravità della psoriasi è direttamente proporzionale a questi rischi. Purtroppo l’evoluzione della patologia nel corso della gravidanza non è sempre prevedibile: se nella metà dei casi le donne riferiscono un miglioramento dei sintomi durante i nove mesi, il restante 50 per cento riferisce un peggioramento.

Il rapporto medico-paziente

Tutto questo richiede una valutazione molto attenta delle pazienti che intendono diventare madri. Ovviamente perché ciò sia possibile occorre che ogni paziente possa contare su un buon rapporto di fiducia con il proprio dermatologo, oltre che su consulenze multidisciplinari che comprendano naturalmente anche il ruolo del ginecologo. Va detto che negli ultimi anni è aumentato l'interesse scientifico alle differenze di genere nella psoriasi e quindi anche alla sua gestione in età fertile. Purtroppo però non sempre il dermatologo parla con le giovani pazienti del loro desiderio di maternità, e molte pazienti non osano chiedere.

Progetti e prospettive future

Il messaggio emerso dal congresso è che questa situazione deve cambiare. Ciò dipenderà dai medici, ma appunto anche dalle pazienti: è infatti necessario che siano più consapevoli circa l'importanza di gestire la psoriasi in previsione della maternità ma anche del fatto che è sbagliato abbandonare il sogno di diventare madri. A questo proposito nel corso del congresso sono stati presentati sei progetti per il miglioramento della condizione delle donne con psoriasi in età fertile: alcuni avranno a che fare con le terapie, altri sull'impatto della psoriasi nelle donne e nelle madri in ambito lavorativo e altri ancora proprio sulla gestione della gravidanza e del parto. Quale che sia la condizione della donna, è importante sapere che oggi, grazie anche ai progressi terapeutici, si può diventare mamme nonostante questa diagnosi cronica. A patto, ovviamente, che il percorso di genitorialità sia pianificato e gestito in modo consapevole e attento in tutte le sue fasi.