I pazienti con artrite psoriasica hanno un rischio maggiore di andare incontro a problemi al fegato: a dimostrarlo sono diversi studi, ma anche le evidenze cliniche. Da un lato sappiamo infatti che in chi è affetto da questa patologia immunomediata sono spesso presenti sindrome metabolica e disturbi cardiovascolari. Alcuni pazienti mostrano infatti rischio di aterosclerosi per effetto dell’azione infiammatoria causata dalle stesse citochine che alimentano l’infiammazione articolare. Inoltre possono andare incontro più facilmente a insulino-resistenza, condizione che apre la strada a obesità e diabete, e a patologie a carico di reni e fegato. Quest’ultimo può essere colpito, in particolare, da steatosi epatica (il cosiddetto “fegato grasso“). Anche queste conseguenze sembrano essere legate allo stesso malfunzionamento del sistema immunitario causa del danno articolare, che produce uno stato infiammatorio cronico a danno di diversi organi e apparati.
Oggi sappiamo inoltre che anche alcune terapie per il trattamento dell’artrite psoriasica potrebbero incrementare il rischio, sul lungo periodo, di disturbi al fegato. A dimostrarlo in particolare è stato uno studio americano pubblicato sul Journal of Investigative Dermatology da studiosi dell’Università della Pennsylvania (Usa). La ricerca si è fondata sull’analisi di dati di oltre 260mila pazienti affetti da psoriasi, artrite psoriasica o artrite reumatoide confrontati con quelli di un milione e 200mila soggetti sani. Dai risultati emerge come i soggetti affetti dalle tre condizioni hanno un maggiore rischio di steatosi epatica proprio come conseguenza dell’infiammazione sistemica ma anche dell’impiego di alcuni farmaci. In particolare in chi è affetto da artrite psoriasica il rischio di malattie epatiche è superiore del 38 per cento rispetto ai pazienti sani.
Per questo, spiegano gli studiosi, la salute del fegato va costantemente monitorata in chi ha una diagnosi di artrite psoriasica in funzione dell’attività di malattia ma anche della necessità di proseguire in sicurezza le terapie prescritte. Lo studio, però, vuole sottolineare come anche alimentazione e stili di vita devono essere al centro dell’impegno clinico dei medici: solo così si evitano fattori di rischio quali il sovrappeso che potrebbero influenzare la salute metabolica ed epatica.
Da un punto di vista nutrizionale, le indicazioni utili per i pazienti sono quelle valide per la prevenzione di molte malattie e in particolare per il controllo dell’obesità e della sindrome metabolica: pochi grassi e tanta frutta e verdura che aiutano a ridurre l’infiammazione sistemica attivata dagli accumuli adiposi ma anche il sovraccarico alle articolazioni. Alcuni cibi in particolare sembrano avere un effetto importante: frutta come ananas, ciliegie e uva rossa, cereali integrali, legumi ma anche molti prodotti ittici ricchi di Omega-3 possono modulare l’infiammazione e contribuire a prevenire le recidive.