Convivere con la malattia - 26 Novembre 2016
Risponde: FRANCESCO MONTAGNANI - OSPEDALE DEGLI INFERMI DI PONDERANO (BI)
Il caregiver, la figura di supporto che molti pazienti hanno, è estremamente importante, sia sotto l’aspetto logistico e organizzativo, sia dal punto di vista psicologico: avere qualcuno su cui poter contare nel percorso della malattia è fondamentale.
Il caregiver, cioè quel parente, amico, quella figura di supporto che molti pazienti hanno è una figura estremamente importante. È importante sotto tutti i punti di vista: sotto il profilo logistico, nel senso di organizzare, accompagnare alle visite, andare in farmacia a prendere i farmaci, un supporto proprio nelle attività di tutti i giorni, e sotto l’aspetto psicologico. Avere qualcuno su cui poter contare è un grosso aiuto per i pazienti, soprattutto quando si vivono situazioni difficili su cui non si ha potere, su cui abbiamo appunto bisogno di affidarci a qualcuno.
Convivere con la malattia - 15 Ottobre 2018
Risponde: MARCO DE SIO - DIRETTORE U.O. DI UROLOGIA FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA CAMPANIA “LUIGI VANVITELLI”
Curare la prostata significa anche vivere bene la propria sessualità, significa anche poter mantenere una fertilità fino a un’età più avanzata.
Curare la prostata significa anche vivere bene la propria sessualità, significa anche poter mantenere una fertilità fino a un’età più avanzata. La prostata ha un ruolo centrale nella qualità di vita del paziente per quanto riguarda la sfera sessuale, che noi dobbiamo sicuramente sforzarci di poter conservare anche ogni qual volta abbiamo la necessità di dover instaurare una terapia. Proprio perché i problemi prostatici, poi, avvengono in un’età adulta, quando esistono già dei problemi più o meno importanti di disfunzione erettile che possono essere associati alla presenza di un diabete, alla presenza di una ipertensione, alla presenza di una elevazione dei valori di colesterolo, all’aumento del peso corporeo, l’attività sessuale che noi possiamo conservare dopo un intervento medico chirurgico dipende molto da quelle che sono le condizioni del paziente prima di effettuare la terapia che noi possiamo consigliare. Per quanto riguarda il problema specifico, dipende poi da quello che è lo stadio, nel caso del tumore della prostata, lo stadio al momento del tumore. Per stadio che cosa intendiamo? Quanto è grande il tumore, se è localizzato all’interno della ghiandola prostatica o se già ne ha superato i margini.
Convivere con la malattia - 13 Giugno 2017
Risponde: MICHELE BATTAGLIA - A.O. POLICLINICO CONSORZIALE DI BARI
I disturbi dell’erezione possono essere legati a fattori psicologici, più che ad un rapporto di causa effetto in concomitanza di una biopsia prostatica.
Assolutamente sì. Abbiamo fatto un piccolo studio su pazienti che dovevano essere sottoposti a biopsia prostatica e solo l'annuncio che poteva esserci un carcinoma di prostata ha portato, ha creato, essenzialmente per fatti psicologici, disturbi dell’erezione che sono durati sei mesi, sette mesi, soprattutto se, a fronte di un esame istologico negativo per un carcinoma di prostata, il paziente ha recuperato quella sicurezza, quel senso di mortalità che una diagnosi, diciamo così, che lo solleva dal rischio di un carcinoma poteva dargli. È rarissimo, un nesso causa effetto non è mai stato dimostrato, quindi è più una ricaduta psicologica e quindi un deficit erettile da cause psicogene, che non realmente legato ad una biopsia prostatica.