Il PSA, l’Antigene Prostatico Specifico, è una proteina che viene prodotta dalla prostata ed è presente nel liquido seminale e, in condizioni fisiologiche, si riscontra in minime quantità nel sangue.
Per effettuare questo test è sufficiente effettuare un semplice prelievo di sangue che verrà analizzato per misurare la concentrazione di PSA nel sangue.
I valori di PSA totale considerati generalmente nella norma sono inferiori a 4 ng/ml (nanogrammi per millilitro); tuttavia dal momento che i valori di PSA possono aumentare con l’età o in presenza di altre condizioni, non necessariamente associate alla presenza di tumore, i risultati di questo test non devono essere interpretati in maniera assoluta.
In generale è buona norma che sia il medico a leggere e interpretare i risultati del test: in questo modo potrà valutare questi dati, mettendoli in relazione all’età del paziente e ad altre condizioni non legate a uno stato di malattia.
Comunque in genere un paziente che presenta valori di PSA compresi tra 2 e 4 ng/ml ha una scarsa probabilità di presentare un tumore.
Diversamente, negli uomini che hanno già ricevuto un trattamento per il tumore della prostata, eseguire il test del PSA per controllare l’evoluzione della malattia risulta molto utile per valutare l’efficacia della terapia; infatti dopo il trattamento il livello di PSA torna nei limiti della norma in un tempo che varia in funzione della terapia ricevuta.
L’anatomopatologo, che riceve i tessuti prelevati con la biopsia, analizzandoli al microscopio, non solo è in grado di stabilire se sono presenti cellule tumorali, ma può anche definire il grading.
Il grading, il grado di differenziazione delle cellule tumorali, è legato all’aggressività del tumore, e indica la rapidità con cui la massa tende a crescere e a diffondersi ad altri organi.
Questo parametro viene misurato tramite un punteggio, il punteggio di Gleason, che può variare da 2 a 10: minore è il punteggio e minore è l’aggressività del tumore.
L’altro parametro utilizzato per la valutazione del tumore della prostata è lo stadio di malattia.
La stadiazione consente di definire la localizzazione e le dimensioni del tumore: indica anche se la malattia si è diffusa ad altri organi.
Il metodo impiegato per descrivere lo stadio della malattia tumorale, per tutti i tipi di tumore, è il cosiddetto sistema TNM, dove la lettera T indica l’estensione del tumore primitivo, la lettera N individua l’interessamento dei linfonodi, mentre la lettera M riguarda la presenza di metastasi a distanza. Le lettere TMN vengono completate da un numero.
I tumori T1 e T2 vengono definiti “localizzati”, mentre i T3 sono “localmente avanzati”. Quando un tumore ha raggiunto i linfonodi o altri organi viene chiamato “avanzato” o “metastatico”.
Accanto alla definizione di grading, che indica il grado di differenziazione delle cellule tumorali, e allo stadio di malattia, che definisce l’estensione del tumore, negli anni ha assunto sempre maggiore importanza il concetto di rischio di progressione della malattia.
La definizione della classe di rischio consente infatti di mettere in relazione l’estensione del tumore, basata sulla stadiazione della malattia, con i valori di PSA e grading secondo Gleason. Questa definizione guiderà l’oncologo nella scelta della terapia più appropriata.
Sono state individuate diverse classi di rischio:
La definizione delle classi di rischio si basa sullo Stadio (definito con il sistema TNM), sul grading (definito dal punteggio di Gleason) e sui livelli di PSA.
Classi di rischio | Stadio | Punteggio di Gleason | PSA (ng/mL) | ||
---|---|---|---|---|---|
Molto basso | T 1c | e | ≤ 3+3 | e | ≤ 10 |
Basso | T 1-2a | e | ≤ 3+3 | e | ≤ 10 |
Intermedio | T 2b-2c | e/o | ≤ 3+4 | e/o | 10-20 |
Alto | T 3a | e/o | ≤ 4+3 | e/o | > 20 |
Molto alto | T ab-4 | qualsiasi | qualsiasi | ||
Presenza di metastasi | N+ e/o M* | qualsiasi | qualsiasi |