Per alcune malattie si ha l’impressione che le conseguenze della terapia siano quasi peggiori della patologia stessa e che il percorso della riabilitazione sia lungo, difficile e che comporti scarsi progressi e benefici dal punto di vista della qualità della vita.
Uno dei possibili effetti collaterali delle strategie di intervento nel tumore della prostata è l’incontinenza; si tratta, nella maggior parte dei casi, di un problema transitorio che scompare del tutto, grazie anche alla riabilitazione.
Purtroppo quando un paziente riscontra questo tipo di problema, deve fare i conti con i frequenti disagi che ne derivano e che incidono sulla sua vita, nella quotidianità; per questo chi ne soffre tende a evitare situazioni che lo possano mettere in imbarazzo e a limitare i rapporti sociali, senza contare che possono esserci disagi anche nella sfera lavorativa e nella vita sessuale.
Esistono diverse tipologie di incontinenza: è piuttosto frequente che la perdita di urina sia associata a condizioni di sforzo come un colpo di tosse o uno starnuto. Anche sforzi provocati dal sollevamento di un oggetto da terra o il cambio della postura, come passare dalla posizione seduta a quella in piedi, possono essere determinanti.
Il medico è di fondamentale importanza e può essere di aiuto per individuare le soluzioni migliori per la cura dell’incontinenza, perché le terapie per l’incontinenza urinaria esistono. Si tratta di un problema attenuabile o spesso completamente risolvibile grazie a uno specifico programma di riabilitazione.
La riabilitazione ha l’obiettivo di migliorare i meccanismi che compensano la perdita di attività da parte di quei muscoli che chiudono il canale che porta l’urina dalla vescica verso l’esterno; si tratta dei muscoli pelvici.
Il Fisiatra è lo specialista di riferimento e può programmare il trattamento riabilitativo più adeguato, indirizzando il paziente in un centro specializzato dove imparerà a conoscere questi muscoli e a rafforzarli con esercizi corretti di fisioterapia. Per questo è importante iniziare il prima possibile e che almeno la fase iniziale venga opportunamente seguita.
Molto di questo lavoro dipende comunque dal paziente: quanto più si applicherà e maggiore sarà la sua assiduità, tanto maggiori saranno anche i miglioramenti.