Indossare la mascherina è ormai diventata un’abitudine quotidiana ed è
una misura che permette di ridurre la trasmissione del virus SARS-CoV-2.
Nonostante le evidenze che sottolineano l’efficacia dell’uso della
mascherina nella protezione dall’infezione da Coronavirus, molte persone
spiegano che frequentemente rinunciano ad indossarla a causa di
mancanza di fiato e della ritenzione di anidride carbonica, soprattutto
durante uno sforzo fisico.
Già diversi studi, tuttavia, hanno mostrato che indossare la mascherina
ha un impatto modesto, o comunque poco significativo, sulle risposte
fisiologiche all’esercizio fisico, anche nei pazienti con gravi
patologie polmonari. È stato condotto, e poi pubblicato sulla rivista Mayo Clinic Proceedings: Innovations, Quality & Outcomes,
uno studio volto a valutare l’effetto della mascherina nei pazienti con
ipertensione arteriosa polmonare (PAH). Il risultato principale ha
evidenziato che nei pazienti con PAH di grado da moderato a grave e
stabile, l’uso della mascherina non ha avuto effetti sulla distanza
percorsa, sul grado di sforzo percepito e sulla saturazione di ossigeno
arterioso durante il test del cammino in 6 minuti (6MW). Inoltre, è
stato dimostrato come la resistenza al flusso d’aria fornita dalle
mascherine N95 è lieve, e comunque paragonabile a quella delle
mascherine chirurgiche e ai boccagli utilizzati durante i test per
l’esercizio cardiopolmonare. Appare quindi improbabile che le risposte
fisiologiche e percepite durante uno sforzo fisico siano influenzate dal
tipo di mascherina indossata.
In linea generale, quindi, l’uso della mascherina è una misura utile
alla prevenzione dell’infezione da Coronavirus ed è sicura nei pazienti
affetti da PAH, anche durante lo svolgimento di attività fisica.