La psicoterapia nei pazienti con PAH e disturbo dell’adattamento

La psicoterapia nei pazienti con PAH e disturbo dell’adattamento

L’ipertensione arteriosa polmonare (PAH) è una grave e disabilitante patologia con un significativo impatto negativo sulla qualità di vita dei pazienti. Nel febbraio 2020, un gruppo di ricercatori ad Hannover, in Germania, ha riportato, per la prima volta, il caso di un paziente che ha sviluppato un disturbo dell'adattamento conseguente alla diagnosi di PAH.1 Il disturbo dell’adattamento è una risposta anomala e patologica che può presentarsi quando una persona viene esposta ad uno o più fattori perturbativi di stress. La suddetta condizione si manifesterà con senso di angoscia, alterazione dei sintomi emotivi e comportamentali.

I diversi trattamenti terapeutici per l'AD sin qui proposti condividono tre principali condotte strategiche: a) rendere il paziente capace di circoscrivere od eliminare la fonte di stress; b) migliorare le capacità nella gestione del fattore di stress; c) ridurre l'intensità dello stress.1

Un modello di trattamento alternativo è rappresentato dalla terapia metacognitiva – una forma di psicoterapia di recente sviluppo – che si concentra sul ruolo ricoperto dai meccanismi e procedimenti psichici messi in atto dal paziente nella gestione dello stress.1 In genere, i pazienti sviluppano uno stato di preoccupazione costante, che sfocia in ruminazione (un insieme di pensieri ripetitivi caratterizzati da contenuti negativi).1 Questa condizione è accompagnata da credenze metacognitive, in base alle quali il paziente si convince che il suo atteggiamento di ruminazione e preoccupazione costante gli sia utile nella regolazione e nella cura dello stress.1 La terapia metacognitiva si pone dunque come obiettivo quello di intervenire sulla modalità di pensiero del paziente, piuttosto che di agire direttamente sulla natura e il contenuto dello stesso.

Ad Hannover, il paziente con PAH e disturbo dell’adattamento è stato sottoposto a quattro sessioni di terapia metacognitiva, che gli hanno permesso di recuperare uno stato psicologico ottimale in assenza di ulteriori interventi psicofarmacologici. Da segnalare, infine, come anche la capacità di esercizio del paziente abbia presentato un miglioramento.1
La terapia metacognitiva può dunque rappresentare un'interessante e valida opzione terapeutica nei pazienti con AD e concomitante patologia organica. In futuro, potrebbe costituire un’opzione terapeutica potenzialmente valida e applicabile in questi contesti.1

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Bibliografia e sitografia:

1. Winter L et al. Front Psychol. 2020 Feb 12; 11:143.