L’impatto prognostico degli eritrociti ipocromici nei pazienti con Ipertensione Arteriosa Polmonare (PAH)

L’impatto prognostico degli eritrociti ipocromici nei pazienti con Ipertensione Arteriosa Polmonare (PAH)

Negli ultimi dieci anni, è cresciuta l'attenzione riguardo il ruolo del metabolismo del ferro nelle patologie cardiovascolari. La carenza di ferro colpisce fino al 50% dei pazienti con ipertensione arteriosa polmonare (PAH) e si associa sia ad una riduzione nella capacità di svolgere esercizio fisico che ad un peggiore tasso di sopravvivenza. Nella pratica clinica la diagnosi della carenza di ferro si basa sui livelli di ferritina nel sangue e sulla saturazione della transferrina. Tuttavia, questi parametri possono essere alterati da stati infiammatori ed infezioni e quindi potrebbero non rispecchiare del tutto i reali valori del ferro. Inoltre, i livelli del ferro dipendono dalla dieta e dal momento della giornata in cui vengono rilevati. Gli eritrociti ipocromici possono rappresentare un nuovo "biomarcatore" perché riflettono la disponibilità del ferro dei 120 giorni precedenti e rappresentano sia un indicatore precoce di anemia sia un indicatore di risposta alla terapia marziale.
L’obiettivo di questo studio, pubblicato sulla rivista Respiratory Research, era quello di correlare i parametri relativi al ferro normalmente misurati, tra cui la percentuale di eritrociti ipocromici, con i dati clinici (al basale e durante il follow-up), in particolare con il tempo di peggioramento clinico (Time to Clinical Worsening, TTCW) e con la sopravvivenza in un'ampia coorte dei pazienti con PAH. Il dato di sicuro interesse emerso da questa ricerca è l’aver documentato come la presenza di eritrociti ipocromici, al basale, con una percentuale maggiore del 2% fosse fortemente predittiva di un minor tempo di peggioramento clinico e prognosi quoad vitam più sfavorevole. Da notare, altresì, come ferritina e bassi livelli di ferro sierico non erano in grado di predire la mortalità nei pazienti con PAH, sebbene questi parametri siano comunemente usati nella pratica clinica per valutare il metabolismo del ferro e per suggerire una terapia di supplementazione del ferro.
Questo nuovo biomarker, emerso dal presente studio, può essere utile per valutare l'insorgenza di carenza funzionale di ferro con maggiore affidabilità rispetto ad altri parametri utilizzati abitualmente per la valutazione del metabolismo del ferro, come ferritina, ferro sierico o emoglobina.

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Bibliografia e sitografia:

Xanthouli et al. Respir Res. 2021; 22(1):288. doi: 10.1186/s12931-021-01884-9.