La considerazione dell’esperienza dei pazienti, del loro
vissuto in merito alla propria malattia, dai primi sintomi alla
diagnosi fino al trattamento è oggi un elemento imprescindibile non
soltanto nel processo di cura individuale, ma anche nell’indirizzare la
ricerca scientifica, nel definirne gli obiettivi e nel disegnare gli
studi clinici.
E’ quanto viene ribadito in un lavoro di ricerca
scientifica ad opera di due autori nel contempo pazienti affetti da
ipertensione arteriosa polmonare (PAH) e rappresentanti di Associazioni
di pazienti affetti da PAH. Un lavoro che offre pertanto una duplice
prospettiva: da una parte la visione del paziente con le sue difficoltà
quotidiane, i dubbi, le paure, la speranza, le attese; dall’altra una
visione più ampia, di insieme, quelle dell’Associazione pazienti
impegnata nel promuovere un cambiamento di paradigma nell’impostazione
del rapporto paziente-malattia ponendo il paziente al centro.
Cambiamento che può attuarsi solo con lo sviluppo della “Patient
advocacy”, una modalità di partecipazione dei pazienti a tutti gli
aspetti della malattia, dalla ricerca scientifica alla scelta delle
terapie.
L’analisi della visione del paziente
restituisce un quadro fatto di lunghe attese, fino a oltre un anno in
alcuni casi dai primi sintomi alla consultazione del proprio medico, un
periodo contrassegnato da difficoltà a condurre una vita normale e dalla
frustrazione che segue la mancata comprensione della causa dei sintomi.
Un quadro fatto di un lungo percorso attraverso più consulti medici
prima di ricevere la diagnosi, che in alcuni casi non è corretta anche
per via dei sintomi iniziali aspecifici della PAH; un quadro fatto di
un’ampia variabilità di emozioni che seguono la diagnosi, dalla paura
alla rabbia, alla preoccupazione per il futuro, che spesso modificano i
rapporti con i familiari.
Affinché si attui un percorso di cura
ottimale, il medico curante dovrebbe parlare con il paziente di tutti
gli aspetti della malattia che incidono negativamente sulla sua vita,
anche quelli psicologici, come l’ansia e la depressione che spesso
contribuiscono a peggiorare la qualità di vita dei pazienti. Nella
scelta del percorso di cura il medico dovrebbe avere un approccio di
condivisione delle decisioni, considerando che spesso per il paziente la
qualità della vita è prioritaria rispetto ad altri fattori e che è
pertanto necessario fornire indicazioni non solo farmacologiche, ma
anche relative all’esercizio fisico, alla dieta, alle terapie di
rilassamento, alla riabilitazione polmonare e alla possibilità di
counseling. Inoltre, dopo la prescrizione del trattamento, è importante
che il paziente venga visitato con regolarità per parlare non soltanto
dei sintomi, ma anche dell’impatto complessivo della malattia sulla sua
vita.
Quanto alla Patient advocacy, le Associazioni pazienti possono
farsi portavoce delle esperienze dei pazienti presso la classe medica,
gli Enti regolatori, le associazioni politiche, i comitati deputati alla
stesura delle Linee Guida e gli enti o aziende che finanziano la
ricerca scientifica.
L'importanza dei rappresentanti dei pazienti
per la ricerca futura, per le sperimentazioni cliniche e lo sviluppo di
Linee guida è sempre più riconosciuta dalle Istituzioni, e le
Associazioni dei pazienti sono destinate ad avere un ruolo sempre
maggiore nella definizione delle linee della ricerca scientifica e degli
approcci diagnostici terapeutici alla PAH.
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Ferrari P, Skare H. My life with pulmonary arterial hypertension: a patient perspective. European Heart Journal Supplements (2019) 21 (Supplement K)