Gli uomini che riferiscono di eiaculare con più frequenza sembrerebbero essere meno predisposti al tumore alla prostata.
Questa è l’ipotesi avanzata da uno studio di coorte avviato nel 1992 e ripreso da due diversi team di ricerca: i primi risultati, registrati dal National Cancer Institute di Bethesda, vennero pubblicati nel 2004 sul Journal of the American Medical Association e sono stati da poco portati avanti nell’ambito di un follow-up condotto da un gruppo di ricercatori di Boston.
L’indagine si è basata su quasi 32.000 individui con un’età media di 59 anni che hanno preso parte all’Health Professionals Follow-up Study (HPFS), ai quali è stato somministrato un questionario sulle abitudini sessuali nel 1992: i partecipanti dovevano indicare la frequenza mensile delle loro eiaculazioni nel periodo tra 20 e 29 anni, tra 40 e 49 anni e nell’anno precedente.
Dalle risposte e dai dati clinici raccolti durante il primo follow-up a distanza di 8 anni è stata osservata una correlazione inversa statisticamente significativa tra la frequenza mensile dell’eiaculazione e il rischio di sviluppare un cancro prostatico.
Trascorsi altri 10 anni, questa correlazione è stata ulteriormente confermata dalla seconda ricerca: i pazienti che hanno riferito di avere avuto una frequenza di eiaculazione superiore a 21 volte al mese nelle fasce di età 20-29 e 40-49 anni sembrerebbero avere una minore probabilità di ricevere una diagnosi di tumore alla prostata (-19% nel primo gruppo e -22% nel secondo gruppo), rispetto ad un livello di riferimento più basso (frequenza delle eiaculazioni limitata a 4-7 volte al mese).
Non solo: sembra che avere un’attività sessuale meno sporadica possa incidere in maniera significativa anche sul grado di tumore alla prostata. In questo caso, eiaculare con una frequenza superiore a 13 volte al mese, sembrerebbe ridurre il rischio di diagnosi di tumore alla prostata di livello intermedio del 27% rispetto a chi eiacula tra 4 e 7 volte al mese.
“Questo vasto studio prospettico sembra dimostrare che l’eiaculazione avrebbe un ruolo positivo nella prevenzione del tumore alla prostata, malattia la cui eziologia è ancora in generale poco conosciuta e di cui non si conoscono con esattezza i fattori di rischio modificabili”, ha dichiarato una delle ricercatrici, la dott.ssa Jennifer R. Rider della Boston University School of Public Health.
I ricercatori concordano nel sottolineare che non è tanto significativo l’esatto numero di eiaculazioni mensili, quanto il rapporto che sembra esistere tra una vita sessuale attiva e il minor rischio di tumore prostatico, anche se non sono ancora note le cause alla base di questo fenomeno.
È necessario guardare a questi risultati con molta cautela, per evitare interpretazioni distorte dei dati. Il contributo più importante di queste ricerche è l’indicazione secondo cui un’attività sessuale sana e regolare potrebbe avere un impatto positivo sulla salute della prostata.
Leitzmann MF, Platz EA, Stampfer MJ, Willett WC, Giovannucci EL. Ejaculation Frequency and Subsequent Risk of Prostate Cancer. JAMA 2004; 291:1578-1586 doi:10.1001/jama.291.13.1578.
American Urological Association (AUA) 2015 Annual Meeting: Abstract PD6-07. Presentato il 15 Maggio 2015.
Rider JR, Wilson KM, Sinnott JA, Kelly RS, Mucci LA, Giovannucci EL. Ejaculation Frequency and Risk of Prostate Cancer: Updated Results with an Additional Decade of Follow-up. Eur Urol. Pubblicato online il 29 Marzo 2016.