LEUCEMIA LINFATICA CRONICA

LEUCEMIA LINFATICA CRONICA

FAQ - Leucemia Linfatica Cronica

Chi ha la Leucemia Linfatica Cronica deve evitare qualsiasi attività fisica?

No. Svolgere quotidianamente attività fisica (anche semplicemente camminare) può aiutare a sentirsi meglio, sia fisicamente che emotivamente.

Ma, chiaramente, l'attività fisica deve essere correlata allo stato generale della persona (al tipo di terapia eseguita, ai suoi valori ematici).

Per questo è importante chiedere al Medico specialista se si può o meno svolgere una regolare attività fisica e di che grado.

In generale no e, come per gli individui sani, è consigliabile seguire un'alimentazione corretta, con una dieta sana ed equilibrata.

Queste indicazioni divengono un po' più restrittive in caso di trattamento immuno-chemioterapico, i farmaci utilizzati possono infatti provocare uno stato di immunodepressione e rendere il malato più suscettibile alle infezioni. Nel periodo in cui si effettuano tali trattamenti è consigliata una particolare attenzione per garantire igiene e sicurezza anche in cucina e in alcuni casi può essere suggerito di eliminare alcuni alimenti dalla dieta per prevenire il rischio di infezioni (ad esempio viene consigliato il consumo di cibi ben cotti, di frutta che si riesce a sbucciare, mentre può essere consigliato eliminare l'insalata, se possibile, o almeno assicurarsi che sia stata accuratamente lavata).

È sempre bene comunque chiarire con il Medico specialista quali sono le abitudini alimentari da dover seguire e se è necessario eliminare o meno alcuni tipi di alimenti.

In alcuni casi, inoltre, occorre adattare, sempre dietro consiglio del Medico, la dieta a specifiche esigenze del paziente come ad esempio in caso di perdita di peso o effetti collaterali dovuti alle terapie.

Nella maggior parte dei casi, la diagnosi di Leucemia Linfatica Cronica viene posta in persone che stanno bene, in occasione di esami del sangue eseguiti per un controllo periodico o per altri problemi di salute. L’incremento del valore dei globuli bianchi è la causa più frequente per la quale chi ha una Leucemia Linfatica Cronica consulta il medico.

In altri casi il medico viene consultato perché viene percepito un aumento del volume dei linfonodi e della milza.

In casi rari, ed in particolare nelle persone con malattia avanzata, il motivo per cui viene consultato il medico è la presenza di un’anemia, con pallore e stanchezza, oppure, una maggiore tendenza a sviluppare emorragie, a causa della riduzione del numero di piastrine.

Con l'espressione "Watch and Wait", letteralmente "Guarda e Aspetta", si indica l'approccio utilizzato dai medici verso quei pazienti che non necessitano di un trattamento. Il comportamento del medico è infatti quello di aspettare, monitorando l'andamento della malattia nel tempo con controlli periodici.

Le persone affette da Leucemia Linfatica Cronica hanno un rischio maggiore di sviluppare infezioni rispetto alla popolazione di pari età non affetta. Tale rischio è in parte intrinseco alla patologia stessa che va a colpire proprio una delle linee cellulari che si occupa di proteggerci dai microrganismi. In secondo luogo, le terapie intraprese per curare la Leucemia Linfatica Cronica possono contribuire ad abbassare ulteriormente le difese immunitarie e ad aumentare ulteriormente questo rischio infettivo.

È molto importante, quando si parla di rischio infettivo, distinguere le diversi fasi di malattia. Nel caso di una malattia in fase stabile in cui non vi sia necessità di effettuare alcuna terapia, a meno di consigli diversi dati dal Medico, si dovrebbe condurre una vita assolutamente normale, sia nelle abitudini igieniche che nella vita sociale.

Il rischio di contrarre infezioni è invece realmente significativo nei pazienti che stanno effettuando dei trattamenti. Fra questi alcuni presentano un rischio maggiore, come ad esempio l’immuno-chemioterapia, poiché riducono notevolmente le difese immunitarie dell’organismo. Il problema del rischio infettivo in relazione alla terapia che si dovrà affrontare e la decisione sulle migliori norme comportamentali dovrebbero essere discusse con il Medico specialista di riferimento.

Sì, sono stati sviluppati nuovi farmaci con un meccanismo d’azione diverso dai chemioterapici sulla base di nuove informazioni circa la biologia delle cellule leucemiche.

Si sa che le cellule della Leucemia Linfatica Cronica rispondono in maniera abnorme a degli stimoli che le portano a sopravvivere più a lungo e a proliferare di più. Questi farmaci hanno l’effetto di bloccare la propagazione di questi stimoli e quindi la sopravvivenza delle cellule della Leucemia Linfatica Cronica. Sono farmaci che vengono somministrati per via orale, con una tossicità solitamente modesta e che hanno dato dei risultati di grande interesse.

Il trapianto è una procedura importante e impegnativa, che viene considerata nei casi di malattia più seria. È un approccio che consente ai pazienti di arrivare alla guarigione, ma non è praticabile in tutti i pazienti con Leucemia Linfatica Cronica e si applica solo a una minoranza di casi.

L’andamento nel tempo della Leucemia Linfatica Cronica può essere molto differente da persona a persona.

Quello che accade più frequentemente è che, dopo un tempo variabile, da alcuni mesi o anche anni, la malattia diventa più evidente. Il numero dei globuli bianchi tende a crescere progressivamente, può esservi un incremento del volume dei linfonodi, della milza e, talvolta, anche una riduzione del numero dei globuli rossi e delle piastrine.

In certi casi, tuttavia, la Leucemia Linfatica Cronica si mantiene di piccola entità e relativamente stabile per tutta la vita senza mai richiedere una cura.

Al contrario in una minoranza di persone la malattia si presenta importante sin dalla diagnosi.

Questa diversità di comportamento dipende dalla presenza o meno di alcune caratteristiche biologiche nei linfociti della Leucemia Linfatica Cronica che influenzano fortemente la tendenza di queste cellule a proliferare, a sopravvivere e, quindi, ad aumentare di numero nel tempo.

La diagnosi di Leucemia Linfatica Cronica è basata sull’incremento di un tipo di globuli bianchi, denominati linfociti. Nella maggior parte dei casi questo incremento viene osservato in maniera assolutamente casuale, in occasione di esami del sangue eseguiti per un controllo periodico o per altre condizioni cliniche.

Da notare che non sempre un incremento di linfociti del sangue corrisponde a una leucemia; ci sono infatti tante cause che possono portare a un incremento di questi globuli bianchi, ad esempio un'infezione.

Per confermare la presenza di Leucemia Linfatica Cronica è indispensabile valutare le caratteristiche dei linfociti aumentati nel sangue. Vengono per questo eseguiti altri due esami su un campione di sangue. Questi due esami sono denominati analisi morfologica ed esame immunofenotipico.

Altre indagini (es. radiografia, ecografia, TAC o biopsia) possono essere utili per definire meglio la diagnosi o per comprendere quanto sia estesa la malattia.

Molto raramente chi ha una Leucemia Linfatica Cronica presenta sintomi sistemici correlati alla malattia.

In alcuni casi le persone con Leucemia Linfatica Cronica possono presentare un aumento delle dimensioni dei linfonodi e della milza.

Nelle forme più avanzate di malattia e nelle persone che ricevono un trattamento possono presentarsi condizioni di anemia, di riduzione del numero delle piastrine (con conseguente maggiore tendenza a sviluppare emorragie) o di una maggiore facilità a sviluppare infezioni.

Le cause della Leucemia Linfatica Cronica non sono ad oggi del tutto conosciute. Negli ultimi anni molti ricercatori si sono dedicati allo studio di questa forma di leucemia per comprenderne le cause.

Numerosi studi hanno permesso di capire alcuni dei meccanismi biologici alterati che portano i linfociti della Leucemia Linfatica Cronica a proliferare e a vivere più a lungo. Oggi si sa che alcuni fattori, in particolare, alcune alterazioni genetiche, concorrono nel loro insieme a favorire che questi linfociti vivano più a lungo e proliferino senza che ve ne sia una “giusta” ragione.

Alcuni dati recenti suggeriscono che i linfociti della Leucemia Linfatica Cronica siano più recettivi ad alcuni stimoli che inducono la loro proliferazione e lunga sopravvivenza, favorendone l’accumulo nel sangue, nel midollo osseo, nei linfonodi e nella milza.

Oggi si hanno a disposizione diverse opzioni terapeutiche. In particolare si hanno a disposizione diversi farmaci chemioterapici e diversi anticorpi monoclonali che, combinati insieme, possono dare ottimi risultati.

Con le terapie convenzionali, le chemio-immunoterapie, si può ottenere un’ottima riduzione della malattia, ma non la guarigione. Con questi trattamenti la maggior parte dei pazienti ottiene una risposta che può anche essere molto profonda e consentire a un paziente di vivere bene e a lungo senza la necessità di riprendere un trattamento.

No, il trattamento subito dopo la diagnosi di Leucemia Linfatica Cronica è richiesto solo in una minoranza di pazienti che presentano già in quel momento una malattia piuttosto importante.

Nella maggior parte dei casi, invece, la malattia è piccola e tende a crescere anche a distanza di molto tempo dalla diagnosi, anche di anni, e quindi il trattamento viene introdotto solo quando la malattia diventa più considerevole o quando vi sono chiari segni che la malattia sta progredendo.

Una percentuale di pazienti inoltre mantiene una malattia piccola nel tempo che non richiederà mai un trattamento.

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