CLL indolente o aggressiva? Alcuni indizi iniziali per capirlo

LEUCEMIA LINFATICA CRONICA

CLL indolente o aggressiva? Alcuni indizi iniziali per capirlo

Stabilire se una leucemia linfatica cronica (LLC) abbia una progressione indolente oppure aggressiva è fondamentale per determinare una prognosi accurata, e capire quale tipo di trattamento potrebbe essere più efficace per un paziente o,…

» Stabilire se una leucemia linfatica cronica (LLC) abbia una progressione indolente oppure aggressiva è fondamentale per determinare una prognosi accurata, e capire quale tipo di trattamento potrebbe essere più efficace per un paziente o, addirittura, necessario.

Oggi riuscire in questa valutazione potrebbe essere più semplice grazie ad uno studio pionieristico pubblicato da un team internazionale di ricercatori sulla rivista Journal of Leukocyte Biology. La ricerca ha mostrato come alcuni marcatori proteici possano indicare quali pazienti presentino forme indolenti di LLC e quali, invece, più aggressive.

La leucemia linfatica cronica, la più comune tra gli adulti nei Paesi occidentali, colpisce un certo tipo di globuli bianchi, i linfociti di tipo B, che mutano, proliferano e si accumulano nel midollo osseo, nella milza e nei linfonodi. Spesso lo fanno a spese dei normali livelli delle altre cellule del sangue, globuli rossi e piastrine, che possono diminuire con conseguenti citopenie: rispettivamente anemia o piastrinopenia.

Inoltre, come sottolineano gli studiosi nel loro lavoro, «la leucemia linfatica cronica è caratterizzata da una significativa eterogeneità biologica e clinica». Infatti, nella maggior parte dei pazienti questa malattia ha un’evoluzione lenta, tanto che per un lungo periodo alcuni non sono sottoposti a nessun trattamento terapeutico, bensì ad un regime di “vigile attesa”, in inglese “watch and wait”, in cui si monitora regolarmente l’andamento della malattia. In altri casi, invece, la malattia progredisce molto velocemente nell’organismo.

Capire da subito come stia progredendo la LLC e se abbia caratteristiche indolenti o aggressive non è semplice, ma alcuni indizi potrebbero essere nascosti negli stessi linfociti B mutati. Per lo meno questa è l’ipotesi dei ricercatori guidati da Cristina Bagacean del Centre Hospitalier Universitaire de Brest in Francia.

Per verificare questo assunto iniziale, il team di ricerca ha studiato il cosiddetto profilo proteico di queste cellule, ovvero quali proteine, con che forma e funzione e in quali quantità fossero presenti all’inizio e durante l’evoluzione della malattia. Sono stati presi in esame 11 pazienti con LLC non ancora in trattamento.

Sulla base di questo profilo, ovvero dell’abbondanza relativa di ben 389 proteine, sono riusciti a dividere il piccolo campione in due gruppi: uno in cui la malattia era stabile e uno in cui era progressiva.

«I nostri risultati hanno dimostrato che l’analisi del profilo proteico permetta di capire come si evolverà ulteriormente la malattia», ha sintetizzato Bagacean.

I ricercatori hanno fatto un ulteriore passo. Attraverso alcuni studi di sequenziamento dell’RNA sono riusciti anche a risalire alla catena di eventi detti di splicing, ovvero di taglio e montaggio delle sequenze geniche del filamento di RNA, che hanno portato alla produzione di quelle specifiche proteine in quelle quantità.

In questo modo hanno individuato potenziali bersagli terapeutici per nuovi possibili trattamenti, che potrebbero essere in grado di tenere sotto controllo la progressione della LLC nelle forme più aggressive.

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Bibliografia e Fonti:

Scientists identify protein markers related to the most common form of leukemia, EurekAlert!, comunicato stampa del 21 Luglio 2021.

Bagacean C, Iuga CA, Bordron A, et al. Identification of altered cell signaling pathways using proteomic profiling in stable and progressive chronic lymphocytic leukemia, Journal of Leukocyte Biology, 2021. doi: 10.1002/JLB.4HI0620-392R [ABSTRACT].

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