Long Covid nei pazienti oncologici

MACROGLOBULINEMIA DI WALDENSTRÖM

Long Covid nei pazienti oncologici

È circa il 15%, quindi oltre una persona ogni sei, la percentuale dei pazienti oncologici che, dopo essere sopravvissuta a COVID-19, continua a sperimentare alcuni effetti a lungo termine di questa malattia, sviluppando una condizione che viene…

» È circa il 15%, quindi oltre una persona ogni sei, la percentuale dei pazienti oncologici che, dopo essere sopravvissuta a COVID-19, continua a sperimentare alcuni effetti a lungo termine di questa malattia, sviluppando una condizione che viene definita “Long Covid”. A sostenerlo sono i dati preliminari dello studio OnCOVID, presentati il 21 settembre al Congresso annuale della European Society for Medical Oncology - ESMO 2021.

Il Long Covid è quella condizione in cui, anche una volta superata la malattia e dopo aver raggiunto la negativizzazione, per diverse settimane se non addirittura mesi si continuano a sperimentare alcuni sintomi non altrimenti spiegabili, per esempio difficoltà respiratorie, affaticamento o disfunzioni cognitive e/o psicologiche. Purtroppo questa condizione non riguarda solo chi è sopravvissuto a una forma grave della malattia ma può essere sviluppata anche da pazienti che hanno sofferto di una forma lieve.

Lo studio OnCOVID presentato a ESMO 2021 ha preso in esame i dati dell’omonimo registro europeo che includeva 2.795 pazienti oncologici di 35 istituzioni distribuite in sei Paesi diversi. Questi pazienti avevano ricevuto una diagnosi di COVID-19 tra il 27 febbraio 2020 e 14 febbraio 2021.

Le 1.557 persone sopravvissute sono state rivalutate dopo il recupero presso le medesime strutture ospedaliere.

Secondo i risultati, dei pazienti sopravvissuti ben 235, ovvero il 15%, hanno riportato almeno uno dei sintomi di Long Covid. In particolare, i sintomi respiratori hanno continuato a presentarsi nel 49,6% di loro, l’affaticamento nel 41%, le disfunzioni neurocognitive nel 7,3% e la perdita di peso nel 5,5%.

I soggetti con maggiori probabilità di sperimentare queste sequele persistenti erano uomini (54,5% rispetto al 47,2% delle donne) di età superiore a 65 anni (55,1%). Altri fattori di rischio erano la presenza di due o più comorbidità, e una storia personale di tabagismo. Inoltre, sempre secondo lo studio, le sequele erano associate a un aumento significativo del rischio di morire.

«Possiamo dire con una certa sicurezza che i pazienti con un tumore sono particolarmente vulnerabili quando si tratta di Covid-19, ma anche che fino all'80% di loro sopravvive alla malattia grazie alle linee guida oggi disponibili», ha spiegato Alessio Cortellini, ricercatore dell'Imperial College di Londra e dottorando presso l'Università degli Studi dell'Aquila, che ha presentato i dati al congresso ESMO.

Ancora non è chiaro, invece, quale sia l’impatto su questi pazienti delle sindromi post COVID-19 e, in particolare, sulla loro continuità di cura oncologica dopo l’infezione. Maggiori conoscenze in proposito potrebbero arrivare quando lo studio OnCOVID sarà completato, nel 2022.

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