Terapia CAR-T, capiamo di che si tratta

LINFOMA A CELLULE MANTELLARI

Terapia CAR-T, capiamo di che si tratta

In Europa sono state approvate nel 2018 e oggi sono considerate una possibilità a cui guardare con sempre più fiducia e che probabilmente, nei prossimi anni, vedrà sempre maggiore applicazione.

In Europa sono state approvate nel 2018 e oggi sono considerate una possibilità a cui guardare con sempre più fiducia e che probabilmente, nei prossimi anni, vedrà sempre maggiore applicazione. Parliamo delle terapie a base di cellule CAR-T (o anche cellule T CAR) e del loro impiego in campo onco-ematologico per contrastare i tumori più resistenti e refrattari alle terapie tradizionali.

Cosa vuol dire CAR-T? “CAR” è un acronimo che sta per chimeric antigen receptor, ovvero recettore chimerico dell’antigene. Si tratta di un recettore artificiale, progettato e ingegnerizzato in laboratorio, in grado di riconoscere alcuni antigeni specifici, per esempio quelli presenti sulla superficie di alcune cellule cancerose. Le cellule T sono, invece, i linfociti T, un tipo di globuli bianchi del nostro sistema immunitario. Le cellule T CAR sono dunque linfociti T modificati in laboratorio perché esprimano questo recettore molto particolare che, non solo individua e riconosce le cellule cancerose - cosa che da sole le cellule T non sono sempre in grado di fare -, ma attiva anche il linfocita e la sua funzione di killer della cellula tumorale.

Talvolta per parlare di queste terapie si adoperano anche termini come terapia cellulare o immunoterapia. Per immunoterapia si intendono generalmente quelle metodiche che influenzano direttamente le funzioni del sistema immunitario e sulla capacità delle sue cellule di riconoscere le cellule estranee e agire contro di esse. In particolare, in campo oncologico. L’impiego di CAR-T, che permette ai linfociti T di riconoscere gli antigeni presenti sulle cellule del tumore è dunque un’immunoterapia a tutti gli effetti.

Come funziona per il paziente?

Le fasi della terapia Questo tipo di immunoterapia presenta diverse fasi. La prima è una fase di valutazione, durante la quale attraverso esami e test si determina se questa terapia è un’opzione appropriata. Una volta stabilito di procedere, si raccoglie un campione di linfociti T dal sangue del paziente. Il prelievo avviene tramite un processo cosiddetto di leucaferesi: si preleva il sangue dal paziente, da questo vengono isolate e raccolte le cellule T e poi il sangue viene reinfuso nel paziente. In generale questo processo si chiama in prima battuta aferesi e poi prende un nome diverso a seconda delle cellule che vengono raccolte, in questo caso leucaferesi, perché a essere prelevati sono dei leucociti, o globuli bianchi.

A questo punto le cellule T sono congelate e trasferite in un laboratorio specializzato. Qui avviene la loro ingegnerizzazione. Attraverso l’impiego di un vettore virale si “trasferisce” all’interno della cellula l’informazione necessaria a fare in modo che poi questa sia in grado di produrre il recettore chimerico dell’antigene sulla sua superficie e di trasmettere questa abilità ad altre cellule T durante la divisione cellulare. Infatti le cellule ingegnerizzate vengono poi fatte moltiplicare fino a raggiungere colture da milioni di esemplari, un processo che può richiedere circa due settimane. In alcuni casi, al posto di un vettore virale, si impiega un trasposone, ovvero un segmento di materiale genetico in grado di spostarsi lungo la doppia elica del DNA e inserirsi nel punto opportuno.

Quando le cellule CAR T sono quasi in numero sufficiente, il paziente viene sottoposto a una cosiddetta terapia di condizionamento, ovvero una chemioterapia che prepara l’organismo a riceverle. Dopo poco tempo, le cellule CAR T vengono reinfuse nel paziente, con un processo simile a una trasfusione di sangue. Nelle settimane seguenti queste cellule individuano, grazie al recettore, le cellule neoplastiche e le distruggono. Per diversi giorni dopo il trattamento il paziente rimane in ospedale per consentire di monitorare la risposta e l’eventuale comparsa di effetti collaterali. Il periodo di recupero da questo tipo di immunoterapia è di circa 2-3 mesi, il primo mese è detto di recupero acuto e in questo periodo il paziente deve comunque rimanere nelle vicinanze di una struttura o clinica specializzata per sottoporsi a controlli regolari.

A chi è destinata questa terapia?

Oggi, in Italia, l’impiego di questa immunoterapia è stato approvato per alcune forme di leucemie e linfoma. Ad Ottobre 2020, L’agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato l’approvazione di una terapia CAR-T per il linfoma a cellule mantellari.

Non si tratta dunque di una terapia di prima linea, ma di un trattamento destinato a pazienti con tumori particolarmente aggressivi, che possono beneficiare di questa tecnologia per tenere a bada la malattia, aumentare la loro sopravvivenza e trattare il tumore.

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Bibliografia e Fonti:

American Cancer Society. CAR T-cell Therapy and Its Side Effects (Ultimo accesso 20 Ottobre 2022).

Leukemia & Lymphoma Society. Chimeric Antign Receptor (CAR) T-Cell Therapy (Ultimo accesso 20 Ottobre 2022).

Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Le terapie geniche CAR-T (Ultimo accesso 20 Ottobre 2022).

Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). EMA raccomanda la prima terapia CAR-T per il linfoma a cellule mantellari, 23 Ottobre 2020.

European Medicines Agency (EMA). First CAR-T cell medicine for mantle cell lymphoma, 16 Ottobre 2020.

European Medicines Agency (EMA). First two CAR-T medicines recommended for approval in the European Union, 29 Giugno 2020.