LINFOMA A CELLULE MANTELLARI
» Il suo nome forse non vi dirà nulla, e probabilmente la sua storia non verrà studiata a scuola, ma la dottoressa Jane Cooke Wright (1919-2013) ha cambiato il corso della pratica clinica in oncologia ed ematologia.
Jane Cooke Wright era una donna di colore e un brillante medico. Forse, a guardare indietro, era anche una predestinata.
Era nata nel 1919 a Manhattan negli Stati Uniti, e tutti nella sua famiglia erano medici, a cominciare dai nonni. Il nonno paterno, Ceah Ketcham Wright, era nato schiavo e, dopo la fine della guerra civile, era riuscito a entrare nella prima scuola di medicina per studenti afroamericani, il Meharry Medical College di Nashville, Tennessee. Il nonno acquisito, invece, fu il primo afroamericano a laurearsi alla Yale Medical School.
Il padre di Jane, Louis Tompkins Wright, è stato a sua volta uno dei primi laureati neri della Harvard University Medical School e uno dei primi chirurghi neri del paese. In famiglia fu lui il primo pioniere della ricerca sul cancro: nel 1948 fondò la Harlem Hospital Cancer Research Foundation con l'obiettivo di incoraggiare ulteriori studi sulla chemioterapia, un concetto allora appena emergente in oncologia.
Con queste premesse non stupisce, dunque, che sia Jane sia sua sorella minore Barbara seguirono le orme di padre e nonni. E, anche se Jane avrebbe preferito inizialmente una carriera in campo artistico e avrebbe continuato ad amare l’arte, scelse di frequentare la facoltà di medicina al New York Medical College e aiutò il padre nella sua Fondazione.
Un lavoro pionieristico
È lì, infatti, alla Harlem Hospital Cancer Research Foundation che padre e figlia cominciarono a sperimentare con potenziali agenti antitumorali, in cavie, in campioni e in pazienti in carne ossa. Saggiare combinazioni e mettere a punto nuove tecniche di somministrazione. Niente di tutto questo allora era prassi, quando l’oncologia era considerata per lo più una branca della chirurgia.
Il loro lavoro ha portato allo sviluppo e all’applicazione nella pratica clinica di diversi tra i farmaci oncologici più famosi non solo per il trattamento dei tumori solidi ma anche (e soprattutto) per il trattamento dei tumori del sangue. Nel 1949, padre e figlia cominciarono a testare nuove molecole e trattamenti per il trattamento della leucemia e dei tumori del sistema linfatico, portando diversi pazienti coinvolti in questi trial in uno stato di remissione.
Alla morte del padre, nel 1952 Jane, allora appena trentatreenne, divenne direttore della Fondazione e nel 1955 entrò a far parte del corpo docente del Medical Center della New York University come Direttore per la ricerca sul cancro (una donna...e di colore!). Sono gli anni in cui Jane si concentra sulle differenze di risposta alle terapie da parte di tessuti diversi, e quelli in cui si dedica con passione a esplorare la possibilità di combinare farmaci: ha trascorso anni a sperimentare e mettere a punto protocolli terapeutici in cui i diversi farmaci venivano somministrati in uno specifico ordine. Un approccio che è stato fondamentale per incrementare le possibilità di sopravvivenza dei bambini affetti da leucemia.
Nel 1967, Jane diventa docente di chirurgia e Direttore del Dipartimento di chemioterapia nonché vice preside del New York Medical College, la prima donna di colore a raggiungere la posizione più elevata in un’istituzione medica statunitense. E nel 1971 diventa la prima donna presidente della New York Cancer Society.
L’American Society of Clinical Oncology
Uno dei traguardi più importanti raggiunti da Jane Wright nel corso della sua carriera è stata la fondazione dell’American Society of Clinical Oncology nel 1964. Dieci anni prima, nel 1954, il suo desiderio di condividere i risultati delle sue ricerche con altri studiosi l’aveva portata ad unirsi all’American Association for Cancer Research (AACR). Successivamente, il desiderio di fare la differenza nella pratica clinica, di concentrarsi sui pazienti e sui loro trattamenti l’ha portata a incontrarsi all’Edgewater Beach Hotel con altri sei oncologi a fondare la prima società medica dedicata a portare le esigenze dei pazienti nella pratica clinica in oncologia.
Non era ancora stata approvato il Civil Rights Act, che bandiva la discriminazione nei luoghi pubblici e lei non era solo l’unica donna al tavolo quella sera, ma anche l’unica persona afro-americana. Eppure in quel momento, e anche poi dopo nella sua carriera, questi aspetti furono sempre messi in secondo piano da lei stessa.
«So di far parte di due minoranze», ha spiegato in un'intervista al New York Post del 1967, «ma non penso a me stessa in quel modo. Certo, una donna deve faticare il doppio. Ma pregiudizio razziale? Ne ho incontrato pochissimo». «Potrei averlo incontrato», ha aggiunto, «e non sono stata abbastanza intelligente da riconoscerlo».
Memoria
Jane lasciò la professione nel 1987 e morì nel 2013, a 93 anni, nella sua casa di Guttenberg, nel New Jersey. Nonostante 40 anni di ricerca a pratica clinica rivoluzionaria e un’eredità tanto forte e reale come l’ASCO, la sua storia è quasi dimenticata. Nelle varie liste delle grandi donne scienziate, il nome Jane Cooke Wright non c’è quasi mai.
Eppure l’importanza di Jane Cooke Wright per l’oncologia è innegabile. Sicuramente va ricordata per il suo coraggio, il suo spirito innovativo, la sua tenacia e per il contributo alla ricerca e alla pratica clinica: è anche grazie a lei che la chemioterapia da ultima risorsa è diventata un’opzione quasi tradizionale in molti tipi di tumore.
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Watts G. Jane Cooke Wright The Lancet, 30 Aprile 2013.
The pioneering women of blood cancer research: part one Bloodwise, 06 Marzo 2019.
Dr. Jane Cooke Wright Changing the face of Medicine (Ultimo accesso 08 Novembre 2019).
Elliott E. Women in Science: Jane C. Wright revolutionized cancer research (1919-2013) The Jackson Laboratory (Ultimo accesso 10 Novembre 2019).
Weber B. Jane Wright, Oncology Pioneer, Dies at 93, The New York Times, 02 Marzo 2013