COVID-19: troppi tumori rimasti non diagnosticati

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COVID-19: troppi tumori rimasti non diagnosticati

Quando finalmente ci saremo lasciati l’emergenza coronavirus alle spalle, arriverà il momento di calcolare gli impatti indiretti della pandemia. Quelli che saranno presto più visibili e che avranno conseguenze più durature saranno le diagnosi di…

» Quando finalmente ci saremo lasciati l’emergenza coronavirus alle spalle, arriverà il momento di calcolare gli impatti indiretti della pandemia. Quelli che saranno presto più visibili e che avranno conseguenze più durature saranno le diagnosi di tumore tardive, a causa di una diminuzione di screening, esami e visite durante il periodo di lockdown.

La priorità negli ultimi mesi è stata certamente quella di non sovraccaricare medici e ospedali impegnati nell’emergenza, ed evitare di esporre cittadini e operatori sanitari a un aumentato rischio di contagio, ma tra le conseguenze purtroppo figurano oggi le diagnosi tumorali mancate.

In parte questi impatti indiretti sono già misurabili, come testimonia una research letter pubblicata su JAMA Oncology.Gli autori della lettera, ricercatori del Dana-Farber Cancer Institute e del Brigham and Women’s Hospital di Boston, hanno esaminato i dati delle diagnosi effettuate nel 2019-2020 e rilevato come nel periodo iniziale della pandemia e nel periodo di picco della prima ondata si è registrata «una significativa diminuzione nel numero di pazienti che si sono sottoposti a esamioncologici e nel numero di conseguenti lesioni cancerose».

Seppur limitati all’area nord-orientale degli Stati Uniti, i dati analizzati in questa ricerca trovano una notevole corrispondenza con altre aree statunitensi e con il resto del mondo, Europa ed Italia incluse.

Uno studio pubblicato su JCO Clinical Cancer Informaticsè stato tra i primi a valutare l’impatto della pandemia SARS-CoV-2 su screening oncologici e diagnosi di nuovi casi di tumore.

Gli studiosi hanno preso in esame criteri di misurazione facilmente quantificabili come il numero di pazienti sottoposti a mammografia, Pap test, colonscopia, test del PSA e tomografia computerizzata a basso dosaggio nel periodo tra il 2 marzo e il 2 giugno 2020, considerato il picco della pandemia. Li hanno quindi confrontati con quelli registrati nei precedenti tre mesi, nei successivi tre mesi e nello stesso periodo tra marzo e giugno del 2019.

Secondo quanto riportato nello studio, nel periodo di picco sono stati 15.453 i pazienti sottoposti a screening contro i 64.269 registrati nei tre mesi precedenti e i 60.344 nello stesso periodo del 2019. Da giugno in poi, tuttavia, i centri oncologici sembrano essere stati in grado di organizzare delle misure di contenimento della diffusione di COVID-19 talida consentire alle strutture di portare avanti gli esami di screening: sono risaliti, infatti, a 51.944 gli esami effettuati tra giugno e agosto 2020.

«È opinione diffusa che meno persone siano state sottoposte a screening oncologici e per individuare lesioni precancerose durante la prima ondata di pandemia, a causa delle limitazioni sulle procedure mediche non urgenti, delle restrizioni sul volume dei pazienti, delle preoccupazioni degli stessi sulla diffusione del virus e per via del distanziamento sociale», ha affermato Ziad Bakouny, co-autore dello studio. «In questo studio abbiamo voluto documentare l'entità di questo declino e il suo impatto sulle diagnosi di cancro in un’importante porzione del sistema sanitario statunitense».

Alla diminuzione degli screening, sottolineano gli autori, si è accompagnata una diminuzione nelle diagnosi: questa ricerca hastimato che ben 1.438 tra tumori e lesioni precancerose sono andate non diagnosticate nel periodo preso in considerazione dallo studio.

Risultati similisono stati riscontrati in tutto il mondo e possono essere ampliati alle cure oncologiche in generale. Uno studio presentato lo scorso autunno al Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) che ha coinvolto 109 rappresentanti di diversi centri oncologici in 18 paesi del mondo ha mostrato come il 60,9% di queste strutture abbiaridotto drasticamente la propria attività clinica durante il picco della prima ondata di pandemia.

«Il COVID-19 ha avuto un impatto importante sull'organizzazione dell'assistenza ai pazienti, sul benessere dei caregiver e sulle attività di sperimentazione clinica. C'è il rischio che la diagnosi di nuovi casi di cancro sia stata ritardata e che più pazienti ricevano una diagnosi in una fase successiva della loro malattia», ha dichiarato il principale autore dello studio presentato ad ESMO, Guy Jerusalem del Center Hospitalier Universitaire di Sart Tilman, in Belgio.

Per quanto riguarda l’Italia, sempre a ESMO 2020 è emerso che sono stati effettuati circa un milione e quattrocentomila esami di screening in meno nei primi cinque mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. A questo sono corrisposte 2.099 diagnosi in meno per il tumore della mammella e 611 diagnosi in meno per il tumore del colon retto.

In Inghilterra, invece, come riporta uno studio pubblicato su The Lancet Gastroenterology and Hepatology, nell’aprile 2020 sono state realizzate il 92% in meno di colonscopie e una media mensile comparabile al 2019 è stata recuperata solo a ottobre.

Non sono solo le diagnosi e gli screening ad aver sofferto della pandemia: lo studio presentato da Jerusalem ha mostrato come anche molti trattamenti siano stati cancellati o posticipati durante il

periodo di picco della pandemia. In particolare,si è trattato dei trattamentiche implicano chirurgia nel 44,1% dei centri, quelli chemioterapici nel 25,7% e quelli radioterapici nel 13,7%.

Dallo studio statunitense su JAMA Oncology emerge, tuttavia, anche un dato positivo, ovvero che la percentuale di programmidi screening che hanno portato a una diagnosi di cancro o di lesione precancerosa era più alta durante il picco della pandemia rispetto ad altri periodi. Ciò significherebbe che i medici hanno raccomandato lo screening principalmente per i pazienti a più alto rischio di cancro, aumentando l’efficacia di questo strumento di diagnosi precoce.

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Bibliografia e Fonti:

Trinh Q-D, Choueiri T. Study shows sharp decline in cancer screenings and diagnoses during the first COVID-19 surge,Dana-Farber Cancer Institute, 14 Gennaio 2021.

Bakouny Z, Paciotti M, Schmidt AL, Lipsitz SR, Choueiri TK, Trinh Q. Cancer Screening Tests and Cancer Diagnoses During the COVID-19 Pandemic, JAMAOncology, Published online, 14 Gennaio 2021.doi:10.1001/jamaoncol.2020.7600.

Morris EJA, Goldacre R, Spata E, et al. Impact of the COVID-19 pandemic on the detection and management of colorectal cancer in England: a population-based study. The Lancet Gastroenterology and Hepatology, Published online, 14 Gennaio 2021. doi: 10.1016/S2468-1253(21)00005-4.

Patt D, Gordan L, Diaz M, et al. Impact of COVID-19 on Cancer Care: How the Pandemic Is Delaying Cancer Diagnosis and Treatment for American Seniors,JCO Clinical Cancer Informatics, 2020; 4: 1059-1071[ABSTRACT].doi: 10.1200/CCI.20.00134.

Jerusalem G, Onesti CE, Generali DG, et al. Abstract LBA76_PR -Expected medium and long term impact of the COVID-19 outbreak in oncology,Annals of Oncology, 2020; 31(suppl_4): S1142-S1215. doi: 10.1016/annonc/annonc325.

Notiziario AIOM. ESMO. “Le conseguenze della pandemia sulla ricerca oncologica”, 17 Settembre 2020.

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