La colite ulcerosa (CU) è una malattia infiammatoria cronica del colon o intestino crasso, che colpisce indistintamente uomini e donne, con sintomi simili: crampi addominali, diarrea, perdita di peso, affaticamento, febbre. Se il paziente è donna, però, l’impatto sulla quotidianità può rivelarsi più impegnativo.
Le fasi della vita di una donna, legate alla sua fertilità (ciclo mestruale, gravidanza e menopausa), possono influenzare il decorso della colite ulcerosa e, a sua volta, la malattia, può condizionare queste fasi. I cambiamenti ormonali, in generale, possono innescare sintomi anche in un momento di remissione della malattia.
Non solo, la colite ulcerosa, così come la malattia di Crohn, può interferire sulla possibilità di vivere bene la propria sessualità. Diversi sono i fattori responsabili di questo rischio: dagli aspetti che riguardano l’immagine corporea, che può essere alterata da una cicatrice, dalla presenza di una stomia, da una malattia perianale, dalla condizione di malnutrizione o obesità, all’alterazione dell’umore, con conseguente ansia e stress.
Un quadro non facile, quindi, quello che si trovano ad affrontare le donne affette da MICI, in cui il rapporto di fiducia con il proprio medico può costituire un aiuto decisivo.
Vediamo insieme i rischi concreti e gli effetti psicologici della colite ulcerosa nelle donne, dalla pubertà alla menopausa.
Più della metà delle intervistate, in uno studio condotto su oltre 1.000 donne, pubblicato sulla rivista Inflammatory Bowel Diseases, afferma che i sintomi delle MICI (malattie infiammatorie croniche intestinali) peggiorano durante il ciclo, causando in particolare maggiore frequenza dei movimenti intestinali, più gas o gonfiore e maggior dolore addominale.
Gli studi non offrono certezze sul motivo che porta alla recrudescenza di questi sintomi durante il ciclo mestruale, ma la ricerca sulle MICI suggerisce che potrebbe essere causata da cambiamenti ormonali. Durante le mestruazioni, le donne producono più composti simili agli ormoni, le prostaglandine, che causano un aumento delle contrazioni della muscolatura liscia del colon e questo fenomeno può causare problemi gastrointestinali, come diarrea e crampi addominali.
Questi sintomi non portano necessariamente a una riacutizzazione o a un aumento dell'infiammazione e generalmente diminuiscono dopo il ciclo mensile.
Spesso, le donne affette da colite ulcerosa faticano ad accettare la propria immagine e a vivere con serenità il rapporto con il proprio corpo. Come evidenziato prima, la presenza di una stomia, una cicatrice, una fistola perianale, così come i problemi legati alla fluttuazione del peso, dall’eccessiva magrezza causata dal malassorbimento dei nutrienti all’obesità, causata dall’assunzione dei corticosteroidi, possono causare difficoltà ad accettarsi e a riconoscere la propria immagine, aumentando così il rischio di ansia e depressione.
Innanzitutto, non vergognandosi mai. Ricordiamoci che chiedere aiuto è un atto di coraggio, rivolgersi al proprio Gastroenterologo, Ginecologo o al proprio medico di base è il primo passo per trovare supporto e, se necessario, farsi indirizzare verso uno psicologo.
Per quanto strano o imbarazzante possa sembrare il problema che si sta vivendo, il proprio medico l'avrà sicuramente già sentito e affrontato prima.
Fortemente legato al problema dell’immagine corporea è quello della disfunzione sessuale, che può manifestarsi in due modi: mancanza di desiderio e dolore durante i rapporti.
Le donne possono sperimentare spasmi del pavimento pelvico, che rendono difficile il rapporto. Questi spasmi hanno maggiori probabilità di verificarsi nelle donne che hanno infiammazione o tessuto cicatriziale nel bacino. Un terapeuta che si occupa di tecniche di rilassamento per i muscoli può trattare questa complicazione.
Anche in questo caso, è importante chiedere consiglio al proprio medico: medici e pazienti dovrebbero parlare di problemi sessuali così come parlano di problemi fisiologici e psicologici causati dalla patologia.
La colite ulcerosa solitamente non influisce sulla capacità di una donna di rimanere incinta, a meno che non ci sia tessuto cicatriziale residuo da un intervento chirurgico, che blocchi le tube di Falloppio: in quest'ultimo caso, la fecondazione in vitro può essere un'opzione.
Ciononostante, le donne con colite ulcerosa devono pianificare attentamente una gravidanza: se una donna concepisce durante una fase di riacutizzazione, è probabile che la malattia rimanga attiva o peggiori in gravidanza, se invece affronta la gravidanza durante un periodo di remissione (da 3-6 mesi), questo rischio è minimo.
Inoltre, quando si pianifica o inizia una gravidanza, il Gastroenterologo dovrebbe rivalutare l’attività di malattia e il trattamento in corso, per sospendere eventuali terapie controindicate e impostarne una adatta a questo particolare periodo. Durante la graidanza, sono consigliati controlli periodici per rivalutare il decorso della malattia e l’adeguatezza della terapia in corso. Sarà poi molto importante condividere la terapia anche con il Ginecologo, con il medico di famiglia e, successivamente, con il Pediatra.
Parlare con altre donne affette dalla medesima malattia, che hanno vissuto e vivono le nostre stesse difficoltà, ansie e preoccupazioni può essere di grande aiuto.
Esistono numerosi gruppi di supporto, associazioni di pazienti e persone disponibili a condividere la propria storia: entrare in contatto con queste realtà, ci aiuterà a capire che non siamo soli con la nostra malattia.
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