L’impatto delle malattie infiammatorie croniche intestinali è elevato per chi ne soffre, non solo per il fisico ma anche per la mente. Non è semplice convivere con una malattia cronica per cui non esiste una definitiva possibilità di guarigione e che influisce sensibilmente sulla qualità della propria vita.
Per almeno un terzo dei pazienti, la malattia di Crohn e la colite ulcerosa causano un trauma psicologico profondo, simile se non uguale a quello che in genere provocano i gravi incidenti e i disastri naturali, come le alluvioni e i terremoti.
Si tratta del cosiddetto disturbo da stress post traumatico (Post Traumatic Stress Disease PTSD), di cui ansia e depressione sono i principali sintomi.
I risultati di una recente metanalisi, che ha analizzato i risultati di 77 studi clinici che avevano coinvolto oltre 3mila pazienti affetti da MICI, parlano chiaro: l’ansia accompagna circa un terzo dei pazienti, la depressione è presente in una persona su 4 e l’impatto psicologico della malattia Crohn sembra essere più alto della colite ulcerosa. Nel confronto tra i due sessi, sono le donne a soffrire di più.
La parola trauma deriva dal greco e significa ferita. Il trauma psicologico non è altro che una ferita dell’anima, come qualcosa che rompe il consueto modo di vivere e di vedere il mondo, con un impatto negativo sulla persona che lo vive.
Non tutte le persone che vivono un’esperienza traumatica reagiscono allo stesso modo. Quello che le evidenze scientifiche hanno dimostrato è che esiste una stretta connessione mente-corpo.
Gli individui che soffrono di disturbo da stress post traumatico producono livelli anormali di ormoni coinvolti nella risposta allo stress e alla paura.
Il cortisolo, ad esempio, risulta molto alto. Il centro responsabile di questa risposta è l’amigdala, che si attiva rilasciando oppiacei naturali che riducono la sensazione di dolore. Il problema è che questa situazione si protrae a lungo, anche una volta cessato l’evento traumatico, portando a un’alterazione dello stato emotivo.
Chi soffre di PTSD continua a “rivivere” ripetutamente l’evento traumatico, continuando anche a distanza di molto tempo a provare le stesse emozioni, sensazioni e pensieri negativi di quel momento.
Il disturbo da stress post-traumatico determina una vera e proprio sofferenza sia fisica che mentale, che si può manifestare come:
difficoltà al controllo delle emozioni
irritabilità, rabbia improvvisa o confusione emotiva
difficoltà di concentrazione
depressione e ansia
insonnia
dal punto di vista fisico, si possono presentare tachicardia, senso di nausea, emicrania, indebolimento del sistema immunitario e anche alterazione della sensazione di caldo e freddo.
Nella maggior parte dei casi, si osserva anche una forte determinazione, consapevole o inconsapevole, a evitare qualunque atto, luogo, azione, persona che possa riattivare il ricordo dell’evento traumatico. La necessità di controlli periodici, gli esami, l’ospedale, i medici e in generale il personale sanitario, le riacutizzazioni sono trigger che possono continuamente stimolare e mantenere vivo il trauma psicologico.
Come fare con i trigger del trauma che non si possono evitare o eliminare?
Una soluzione è trasformare e spegnere l’attivazione dei trigger attraverso ad esempio l’approccio terapeutico EMDR.
Il primo passo per affrontare il trauma psicologico è riconoscere che ricevere una diagnosi di malattia di Crohn o di colite ulcerosa, gestire la cronicità e tutti gli aspetti della quotidianità è davvero difficile e può davvero essere traumatico.
Non è qualcosa di eccezionale, non significa essere fragili e non è una colpa, dal momento che almeno un paziente con Crohn o colite ulcerosa soffre di disturbo da stress post traumatico.
E’ pertanto fondamentale accettare la situazione, prenderne atto e chiedere aiuto, delegando a persone esperte la cura delle proprie ferite.
L’EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un approccio terapeutico per il trattamento del trauma e delle problematiche legate allo stress, riconosciuto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Ministero della Salute.
L’EMDR si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica. Utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destra/sinistra per trattare i disturbi legati direttamente a esperienze traumatiche o particolarmente stressanti dal punto di vista emotivo.
L’evento traumatico vissuto dal soggetto - spiegano gli esperti - viene immagazzinato nella memoria insieme alle emozioni, percezioni, cognizioni e sensazioni fisiche disturbanti che hanno caratterizzato quel momento. Tutte queste informazioni restano congelate all’interno delle reti neuronali e non possono essere elaborate, con la conseguenza che continuano a provocare disagio nel soggetto fino a portare all’insorgenza di disturbi psicologici da stress. Le cicatrici di avvenimenti dolorosi non scompaiono dal cervello.
L’EMDR si propone di ripristinare il processo naturale di elaborazione delle informazioni presenti nella memoria, creando nuove connessioni più funzionali. L’EMDR aiuta il paziente a cambiare prospettiva e a incorporare emozioni adeguate alla situazione, oltre a eliminare le reazioni fisiche. L’obiettivo è quello di arrivare a sentire che l’esperienza traumatica è un ricordo che fa veramente parte del passato e può essere vissuto in modo più distaccato. Il ricordo non scompare, ovviamente, ma l’esperienza può essere usata in modo costruttivo e i trigger sono “spenti” ovvero non attivano più il trauma originale, perché collegati a nuove connessioni ed emozioni.
Thakur ER, et al. The Incidence and Prevalence of Anxiety, Depression, and Post-traumatic Stress Disorder in a National Cohort of US Veterans With Inflammatory Bowel Disease. Inflamm Bowel Dis. 2020 Sep; 26(9): 1423–1428 www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7441098/
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Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica: Stress post traumatico www.epicentro.iss.it/stress/
Sito Ufficiale EMDR: emdr.it/
EM-116485