EMATOLOGIA ON STAGE:

<strong>EMATOLOGIA ON STAGE:<strong></strong></strong>

Mieloma Multiplo
L’importanza del percorso di cura

Eliana Liotta ha incontrato la Dottoressa Elisa Scaburri, psiconcologa dell’Ospedale San Raffaele di Milano e la Professoressa Elena Rossi, Ematologo presso il Policlinico Gemelli di Roma, per parlare del ruolo attivo del paziente nella scelta terapeutica nelle fasi avanzate del Mieloma Multiplo.
Quando un paziente è nelle fasi avanzate del Mieloma Multiplo, presenta caratteristiche cliniche ben demarcate.

La Dottoressa Elena Rossi introduce subito questo quadro clinico: “È un paziente che può soffrire di anemia, di insufficienza renale, che può avere lesioni ossee invalidanti.”
È un paziente sofferente, che necessita di supporto per le complicanze che la malattia comporta.

Inoltre, nel caso in cui il paziente sia affetto da Mieloma Multiplo recidivo/refrattario, le sfide gestionali si moltiplicano.

Risponde ancora una volta la Dottoressa Elena Rossi: “Una sfida molto, molto impegnativa. Il paziente, fortunatamente, ha delle chance terapeutiche che noi dobbiamo selezionare per lui e con lui.”
Il paziente deve essere accompagnato attraverso le diverse problematiche che la malattia comporta.

Infatti, tenendo conto di tutti gli aspetti che una patologia ematica comporta, il medico e lo psiconcologo devono far fronte anche alle aspettative del paziente.

Accogliere tutte le sue aspettative, i suoi dubbi, i suoi bisogni. In una parola: "Ascoltarlo”.
La Dottoressa Elisa Scaburri sottolinea che, nel momento in cui il medico ha ascoltato il paziente, è importante che discuta con lui, con il caregiver e con tutta l'equipe medica, tutti i dubbi relativi alle cure.

Cure che, nel caso del mieloma multiplo, possono essere individualizzate in base alle esigenze dei singoli pazienti.

La Dottoressa Elena Rossi ne è convinta: “Parliamo tanto di medicina personalizzata.”
Da un punto di vista scientifico, significa avere ben chiari i dati clinici e laboratoristici che riguardano il singolo paziente.

A questo proposito, diventa cruciale la comunicazione con il paziente sui diversi aspetti del percorso di cura.

"Dobbiamo utilizzare un linguaggio sì tecnico e scientifico, ma soprattutto che sia comprensibile dal paziente e dai caregiver che lo seguono.”
Questo il commento della Dottoressa Elisa Scaburri. La comunicazione deve essere sincera, ma anche efficace.

La Dottoressa Elena Rossi concorda con queste argomentazioni: “Deve essere una comunicazione trasparente, anche perché oggi il paziente ha accesso a tante fonti di informazione; quindi, il medico non deve nascondersi dietro a tecnicismi. Deve essere esplicito, però solidale ed empatico, informare in maniera chiara e competente.”

E in tutto questo, il caregiver gioca un ruolo importante.

Il caregiver, per definizione, è la persona che si prende cura del paziente fuori dall'ambiente ospedaliero. E non solo da un punto di vista concreto e pratico, ma anche, e soprattutto, sul piano emotivo e affettivo.

“In alcune situazioni, diventa un cardine delle nostre scelte terapeutiche.”
La Dottoressa Elena Rossi ci ricorda che il caregiver è una figura imprescindibile per i medici, poiché spesso è su questa figura che si deve fare affidamento, soprattutto se il paziente è anziano.

In conclusione: comunicare sempre al paziente qual è la migliore scelta terapeutica in base all’obiettivo, che può essere la cura della patologia o la qualità della vita.

La qualità della vita è un costrutto importante: non si parla solo di benessere fisico, ma anche di benessere psicologico, emotivo e sociale del paziente.
L'obiettivo clinico è semplice: motivare sempre le scelte in funzione di uno scopo, come far regredire la malattia, raggiungere la remissione.

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