AMILOIDOSI
Il trapianto autologo di cellule staminali può avere buone probabilità di successo nel trattamento del mieloma multiplo. Questa patologia è strettamente legata all’amiloidosi da catene leggere, in cui il trapianto è un’opzione altrettanto percorribile. Nei pazienti in cui questa procedura viene completata con successo si ottengono ottimi risultati in termini di remissione e di sopravvivenza generale. Tuttavia sono pochi i pazienti realmente eligibili per questo approccio che è particolarmente invasivo e una corretta stratificazione e selezione dei pazienti è fondamentale per ridurre il rischio di mortalità legata al trapianto.
Nel trapianto autologo di cellule staminali si prelevano cellule staminali dal midollo osseo o dal sangue del paziente, le si congelano e dopo aver sottoposto il paziente a un trattamento chemioterapico, si procede alla loro reinfusione nel paziente.
Nel corso degli ultimi 20 anni i risultati ottenuti nei pazienti sottoposti a trapianto si sono dimostrati sempre più favorevoli, e addirittura in alcuni studi è stata dimostrata una risposta completa in una importante percentuale di pazienti, con una buona prognosi di sopravvivenza a lungo termine.
Tuttavia, per alcuni pazienti il rischio di mortalità legata al trapianto è alto. Spesso infatti, a causa della diagnosi ritardata, la malattia viene scoperta in fase molto avanzata, quando il deposito di fibrille amiloidi insolubili può aver provocato danni agli organi e aver reso l’organismo inadatto a ricevere un trattamento intensivo come un trapianto. «Un'accurata selezione dei pazienti è fondamentale per garantire che questo trattamento venga somministrato in modo sicuro», confermano i ricercatori della Mayo Clinic, in uno studio che ha preso in esame i risultati dei trapianti effettuati nella loro struttura tra il 1996 e il 2015.
Oggi circa un quarto dei pazienti è idoneo a questo trattamento. Tra i fattori principali a rendere alcuni soggetti non idonei, c’è il coinvolgimento di tre o più organi e soprattutto il coinvolgimento cardiaco. La prevalenza e la gravità del coinvolgimento cardiaco sono proprio tra i fattori che rappresentano un rischio più elevato di mortalità post trapianto. Talvolta i pazienti diventano eligibili in seguito a trattamenti chemioterapici e farmacologici che riescono a ridurre il danno, tuttavia ciò non sempre avviene.
È interessante osservare che nei pazienti selezionati e considerati idonei, l’età avanzata non è un deterrente, e il trapianto è considerato sicuro ed efficace anche dopo i 70 anni.
Un altro fattore determinante per la sopravvivenza del paziente è l’esperienza stessa del centro presso cui è in cura. Solo i centri specializzati, infatti, sono in grado di individuare i pazienti a rischio. Ad oggi gli studi a disposizione, necessari per determinare linee guida e criteri di selezione precisi e condivisi, sono ancora pochi.
Inoltre, non esistono studi che tengano in considerazione i nuovi trattamenti, che comparino l’efficacia del trapianto con quella delle nuove terapie oggi disponibili o che valutino l’efficacia del trapianto a seguito di induzione con questi nuovi farmaci.
Tutti gli studi disponibili oggi sembrano confermare che, per i pazienti idonei, il trapianto autologo di cellule staminali rimane un’opzione valida per aumentare la sopravvivenza generale dei pazienti.
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Mieloma UK. AL Amyloidosis - Your essential guide, 2021.
National Amyloidosis Centre. Amyloidosis Patient Information Site, (Ultimo accesso 13 Maggio 2022).
Leukaemia Foundation - Amyloidosis. A guide for people with amyloidosis and their support people, 2021.