Ansia e depressione da MICI. Manifestazioni della malattia, non solo conseguenze di un disagio

Ansia e depressione da MICI. Manifestazioni della malattia, non solo conseguenze di un disagio

Chi vive con una Malattia Infiammatoria Cronica Intestinale (MICI), come la Malattia di Crohn e la Colite ulcerosa, ha un alto rischio di soffrire di ansia o depressione. Secondo studi recenti, il 21-25% dei soggetti con MICI presenta sintomi depressivi, il 19-32% soffre d’ansia. Non solo: fino al 37% dei pazienti con una di queste patologie ha un disturbo di tipo cognitivo, ovvero una minore memoria funzionale di lavoro, o una minore capacità di attenzione e di utilizzo del linguaggio, rispetto alla popolazione sana.

La cronicità della malattia, l’andamento altalenante che alterna fasi di remissione a fasi di riattivazione, l’alto tasso di recidiva, i frequenti controlli medici, l’eventuale intervento chirurgico hanno un impatto sulla qualità della vita tale da portare a pensare che ansia e depressione siano la naturale conseguenza del carico psicologico della malattia.

In realtà, la salute mentale è solo in parte dovuta al carico psicologico; diversi studi infatti dimostrano che a causare ansia e depressione contribuisca proprio l’infiammazione intestinale cronica. Ansia e depressione sembrano pertanto essere parte della Malattia di Crohn e della Colite ulcerosa e non solo possibili manifestazioni secondarie.

Il carico psicologico delle MICI

Secondo lo psichiatra statunitense Douglas A. Drossman, sarebbero 4 i fattori principali che concorrono al carico psicologico delle MICI: impatto della malattia, paura della malattia e del trattamento, intimità, stigma.

  • Paura della malattia e del trattamento - Non è semplice convivere con una malattia cronica da cui non si può guarire definitivamente, che influisce sensibilmente sulla qualità di vita di chi ne è affetto. Per almeno un terzo delle persone, la malattia di Crohn e la Colite ulcerosa causano un trauma psicologico profondo, simile se non uguale a quello che in genere provocano i gravi incidenti e i disastri naturali, come le alluvioni e i terremoti. Si tratta del cosiddetto disturbo da stress post traumatico (Post Traumatic Stress Disease PTSD).
  • Impatto della malattia - La malattia determina un cambiamento importante nello stile di vita di chi ne soffre, innanzitutto nell’alimentazione. La necessità di eliminare parzialmente o in modo completo alcuni cibi può provocare ansia, soprattutto nei momenti di convivialità, e favorire un comportamento alimentare disfunzionale in cui si alternano abbuffate a momenti di restrizione o addirittura digiuno. Anche la stanchezza cronica, l’insonnia, la necessità frequente se non urgente di recarsi in bagno, la riattivazione della malattia, i frequenti controlli sollecitano i pazienti a riorganizzare la propria vita, con momenti di riposo o interruzioni nelle attività quotidiane e lavorative per affrontare le situazioni, con conseguente disagio a livello psicologico.
  • Intimità - Fino a 2/3 dei pazienti riferiscono di avere problemi relativi all’immagine corporea e problemi sessuali. L’interesse sessuale diminuisce in modo significativo, soprattutto nelle donne, che riferiscono di provare dolore durante il rapporto (25%) e che nel 18-22% dei casi riferiscono di non volere figli per paura di trasmettere la malattia o di affrontare la gravidanza.
  • Stigma - La vergogna nei confronti degli altri è un sentimento molto diffuso tra i pazienti che soffrono di MICI ed è proprio questo che può favorire, se non affrontato, isolamento e ritiro sociale, aumentando ansia e depressione.

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Ansia e depressione da infiammazione cronica

Non è ancora chiaro in che modo le MICI possano compromettere la salute mentale dei soggetti affetti, tuttavia tra gli studi si fa sempre più ricorrente l’ipotesi secondo la quale responsabile di ansia e depressione non sia solo il disagio psicologico della malattia, ma anche l’infiammazione cronica che si estende anche a livello neuronale e cerebrale.

Ecco alcune evidenze:

  • Infiammazione cerebrale - Sembra che gli elevati livelli di TNF-alfa e di citochine infiammatorie, come la IL-6, favoriscano una riduzione della tenuta delle giunzioni epiteliali e quindi un indebolimento della barriera ematoencefalica, favorendo la penetrazione di mediatori infiammatori circolanti nei tessuti cerebrali con conseguente alterazioni strutturali.
  • Alterazioni strutturali cerebrali - Uno studio recente, condotto da un gruppo di ricercatori italiani dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, ha evidenziato che il cervello dei pazienti affetti da Malattia di Crohn, a seconda delle diverse fasi della malattia, presenta alterazioni strutturali e funzionali. Queste alterazioni interessano diverse aree del cervello, in particolare la corteccia motoria, la corteccia parietale e alcune porzioni della corteccia cingolata posteriore, ovvero le reti neuronali implicate nel movimento e nel linguaggio e quelle che elaborano stimoli emotivi e cognitivi. “Questi risultati - spiega Alessandro Agostini, primo autore dello studio - possono essere connessi al senso di affaticamento, ai sintomi tipici delle MICI e ai disturbi cognitivo-emozionali spesso riportati dai pazienti”.
  • Ridotta attività vagale - Alcuni studi hanno osservato una ridotta attività vagale nei pazienti con Malattia di Crohn e Colite ulcerosa. Il nervo vago è collegato al sistema nervoso parasimpatico, anche detto “freno interiore” per la sua azione di contrasto del sistema simpatico, maggiormente attivo in condizioni di stress. La ridotta capacità vagale sembra non riuscire a contrastare gli effetti dello stress ossidativo e infiammatorio correlato alle MICI, con conseguente rischio di ansia e sintomi depressivi. Prova di questa correlazione è l’osservazione che la stimolazione del nervo vago consente di ridurre l’ansia.
  • Blocco del plesso coroideo - Uno studio condotto dal gruppo italiano guidato da Sara Carloni dell’Humanitas University di Milano, ha dimostrato un ruolo del plesso coroideo. Il plesso coroideo è una struttura presente nel cervello, all’interno della quale viene prodotto un liquido che avvolge l’encefalo e il midollo spinale a scopo protettivo. In condizioni normali, il plesso coroideo consente l’ingresso di sostanze e molecole provenienti dal sangue, importanti per il funzionamento cerebrale. In risposta all’infiammazione cronica e sostenuta, come nel caso dei pazienti con MICI, la barriera vascolare del plesso coroideo si chiude come un cancello per proteggere il cervello. In questo modo, però “il cervello risulta isolato dal resto dell'organismo, determinando un aumento degli stati di ansia e un deficit della memoria episodica”, spiega Sara Carloni.

Queste evidenze, sebbene necessitino di ulteriori conferme, aprono un nuovo punto di vista nei confronti degli stati di ansia, della depressione e del disagio emotivo-cognitivo, da considerare come parte della malattia e non solo come conseguenze o manifestazioni secondarie extra-intestinali.

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Fonti
  • Sara Carloni, et al. Identification of a choroid plexus vascular barrier closing during intestinal inflammation. ScienceSara Carloni, et al. Identification of a choroid plexus vascular barrier closing during intestinal inflammation. Science
  • Ge Li, et al. Psychological stress in inflammatory bowel disease: Psychoneuroimmunological insights into bidirectional gut–brain communications. Front Immunol 2022
  • Masanetz RK, et al. The Gut–Immune–Brain Axis: An Important Route for Neuropsychiatric Morbidity in Inflammatory Bowel Disease. Int. J. Mol. Sci. 2022
  • Bisgaard T, et al. Depression and anxiety in inflammatory bowel disease: epidemiology, mechanisms and treatment. Nat Rev Gastroenterol Hepatol 2022
  • Bartocci B, et al. Mental Illnesses in Inflammatory Bowel Diseases: mens sana in corpore sano. Medicina (Kaunas), 2023
  • Malattie intestinali e disagio psicologico. Cognitivismo.com

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