Per i pazienti con MICI il rapporto con il cibo può essere talvolta complicato: alcuni temono, per esempio, che determinati alimenti possano peggiorare la loro condizione intestinale, e questo può spingerli a diete auto prescritte e a limitazioni alimentari senza fondamento scientifico, con il rischio di andare incontro a deficit nutrizionali.
Queste limitazioni hanno spesso un impatto psicologico importante che, in alcuni soggetti predisposti, può portare a sviluppare veri e propri disturbi del comportamento alimentare. A questo proposito, una revisione della letteratura disponibile condotta alcuni anni fa del centro di ricerca EngageMinds HUB dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ha valutato l'impatto dell'alimentazione sulla qualità di vita dei pazienti con malattia di Crohn: l'indagine ha mappato 2782 studi clinici dai quali è emerso come il tema della rinuncia alimentare e dell’esclusione dalla propria alimentazione di alcuni cibi sia la problematica più presente nella letteratura scientifica su questo tema.
Del resto, proprio nella malattia di Crohn si rileva maggiormente un pericoloso legame statistico con i disturbi del comportamento alimentare: uno studio spagnolo del 2017, pubblicato dal Journal of Psychosomatic Research, ha condotto una revisione, rilevando un'associazione proprio tra questa patologia e l'anoressia nervosa, in particolare nelle giovani donne tra 10 e 44 anni. Tra questi soggetti è stata frequentemente rilevata la tendenza alla sospensione arbitraria delle terapie, nella convinzione che la malattia attiva possa aiutare a perdere peso.
Un altro studio, pubblicato nel 2019 dal Journal of Child Psychology and Psychiatry, evidenzia che le malattie autoimmuni e immunomediate, tra cui le MICI, aumentano il rischio di sviluppare anoressia, bulimia e altri disturbi del comportamento alimentare, e viceversa.
Tale relazione, però, riguarderebbe solo le donne. La causa sembra vada ricercata nella disregolazione del sistema immunitario, in una vulnerabilità genetica comune o nell'effetto dei cambiamenti dietetici, che causerebbero disturbi dell'appetito. A tali conclusioni è giunto anche uno studio pubblicato su Pediatrics nel 2017, che segnala una relazione tra infiammazione, sistema immunitario, cibo e disturbi alimentari, grazie a un'indagine condotta su quasi un milione di giovani nati in Danimarca tra il 1989 e il 2006 e seguiti fino al 2012.
Tale legame bidirezionale è stato dimostrato recentemente in uno studio del 2021 pubblicato da JCPP Advances, che ha chiarito come la diagnosi di anoressia nervosa in pazienti sani sia associata a un maggior rischio di avere una successiva diagnosi di MICI. Alla base di tale associazione vi sono fattori diversi, ma prima di tutto la composizione del microbiota anche in rapporto all’adozione di diete restrittive e all’alterato rapporto con il cibo.
Ma non c'è solo l'anoressia. Tra i disturbi del comportamento alimentare oggi emergenti c'è il disturbo evitante/restrittivo dell'assunzione del cibo, in cui il soggetto si limita fortemente nella scelta degli alimenti a causa di paure spesso senza fondamento legate ad alcuni cibi. Nei pazienti con MICI questa condizione può svilupparsi come estrema conseguenza di diete restrittive autoimposte: è dello scorso anno uno studio pubblicato da Clinical Gastroenterology and Hepatology, che ha mostrato come soffrissero di questo disturbo 28 dei 161 pazienti MICI reclutati, nel 60,7% dei casi affetti anche da malnutrizione come conseguenza delle restrizioni.
È inevitabile che quando si parla di restrizioni alimentari autoimposte e disturbi del comportamento alimentare, il riferimento vada ai giovanissimi. Del resto l'esordio delle MICI, dati epidemiologici alla mano, è contemporaneo a quello dei disturbi alimentari: un terzo dei giovani affetti da MICI mostra infatti disturbi dell'immagine corporea, così spesso concausa di restrizioni autoimposte. Lo ha dimostrato uno studio uscito su Inflammatory Bowel Diseases nel 2022 che ha anche rilevato come più del 10% dei soggetti conviva anche con un disturbo del comportamento alimentare.
Alla dispercezione del proprio corpo, specie durante l'adolescenza, si associano frequentemente disturbi psichici come ansia e depressione. Tuttavia, queste condizioni, spesso favorite dalla stessa diagnosi di MICI, sono collegate anche a maggiore suscettibilità a dipendenze da alcol e droghe e a un maggior rischio di sviluppare disturbi del comportamento alimentare rispetto alla popolazione generale. E così il cerchio si chiude. All’interno dei centri dedicati alla diagnosi e terapia delle MICI diventano pertanto fondamentali le figure del Nutrizionista e dello Psicologo, accanto al Gastroenterologo: l'obiettivo è quello di evitare che errori dietetici si trasformino in veri e propri disturbi del comportamento alimentare.
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