La “depressione di genere” non riguarda solo le donne. Sono molti, gli uomini a soffrire della patologia, spesso ignorata e sottovalutata in associazione a quelli che sono gli stereotipi che caratterizzano il genere maschile.
Sebbene venga spesso stigmatizzata, la depressione è un fenomeno in continua espansione, che colpisce a livello globale più di 300 milioni di persone. Questa patologia viene spesso considerata un disturbo esclusivamente femminile.
Studi dimostrano, tuttavia, che sono molti anche gli uomini affetti da questa malattia (1/3 dei pazienti) i quali riscontrano ancora più difficoltà a riconoscerla e affrontarla, proprio per la figura che ricoprono.
Secondo un’analisi EuroDap - Associazione Europea per il disturbo da attacchi di panico - 1 uomo su 4 in Italia soffre di depressione, ma fa molta più fatica ad ammetterlo.
Il 70% dei rispondenti, pur dichiarando di soffrire di un disturbo depressivo, reputa che rivolgersi ad uno specialista sia “da deboli” e che affrontare effettivamente la malattia porterebbe ad un mancato rispetto dei modelli imposti dalla società che riguardano il proprio genere.
Solo il 12% degli intervistati ritiene che possa risultare efficace parlare apertamente del problema e, di conseguenza, rivolgersi ad un professionista. I risultati della ricerca hanno messo, inoltre, in evidenza un aumento della diffusione del disturbo tra gli uomini di età compresa tra i 35 e i 45 anni.
Si tratta perlopiù di lavoratori con famiglie a carico, spesso in condizioni economiche precarie, costretti ad affrontare numerose difficoltà nel quotidiano.
Negli ultrasessantenni, tra i fattori che possono portare al disturbo, giocano un ruolo fondamentale aspetti quali solitudine e mancanza di nuovi stimoli.
Ma come si riconosce la depressione maschile? Oltre a manifestarsi con sintomi come senso di colpa, tristezza, apatia, agitazione e mancanza di concentrazione, si può palesare anche attraverso input fisici come emicranie, dolori muscolari e articolari, difficoltà digestive e problemi alimentari di vario tipo.
Anche le prestazioni sessuali possono essere condizionate dal disturbo dell’umore: l’uomo può perdere interesse per i rapporti intimi oppure non riuscire ad averli effettivamente, instaurando così un circolo vizioso di causa ed effetto fra sintomo e patologia.
Gli uomini spesso tentano di celare questi sintomi e il problema in sé fino ad arrivare ad avere comportamenti dal carattere autodistruttivo, come un uso smodato di alcolici e droghe, evidente difficoltà nell’affrontare le sfide quotidiane ed accentuazione di comportamenti rischiosi.
La depressione maschile resta un disturbo sottostimato, non solamente in Italia, ma a livello mondiale, una situazione che derivata dal sedimentarsi nel tempo di determinati retaggi culturali, nei quali il ruolo di genere maschile deve imporre necessariamente sicurezza, vigore e dissimulazione del dolore.
Questo modo di pensare ricorre spesso, anche se in maniera implicita anche in ambito medico e sanitario. L’articolo “Gender biases and discrimination: a review of health care interpersonal interactions” mette in evidenza come gli operatori sanitari adottino atteggiamenti diversi a seconda del sesso del paziente durante le diagnosi legate alla salute mentale.
Le donne, considerate tendenzialmente più emotive, hanno il doppio delle possibilità di essere diagnosticate come depresse rispetto agli uomini.
Fin dai tempi antichi, capita spesso che disturbi percepiti da soggetti femminili vengano ricondotti a problematiche psicosomatiche, ed etichettati come sintomi depressivi, anche quando non lo sono.
Una ricerca dell’American Journal of Men’s Health conferma questa tesi dimostrando che esiste una forte sottostima del disagio maschile dovuto all’approccio errato degli operatori sanitari, che tendono a diagnosticare in minore misura la depressione a pazienti uomini.
Ma perché questo accade? A causa di bias cognitivi che portano a percepire la realtà in maniera distorta, viene troppo spesso trascurato il disagio psicologico maschile, anche fra i professionisti, considerando meno probabile che una malattia legata alla sfera psicologica ed emotiva come la depressione possa interessare questo target.