Gina: “Questa è la mia storia, questa e la mia rabbia”

TESTIMONIANZE - 14 Aprile 2014

Gina: “Questa è la mia storia, questa e la mia rabbia”

Avevo 28 anni quando mi è comparsa la prima chiazza, dopo un periodo di forte stress emotivo. Sono 21 anni che convivo con la psoriasi.
Ormai me ne sono fatta una ragione, anche se a volte ancora mi ribello, soprattutto, considerando che da ormai 3 anni è in fase crescente, anche d’estate e anche dopo bendaggi.
La mia femminilità non esiste più, perché avendo il corpo ricoperto all’80%, capirete che ogni volta che mi guardo mi faccio schifo.
Ma il mio tormento più grande è guardare mio figlio e vederlo pieno a soli 21 anni, mi sento in colpa verso di lui. Ho pregato che un po’ della malattia si togliesse da lui e che venisse di più a me. Ogni volta che gli dà fastidio io soffro.
Un mese fa alla mia nipotina è comparsa una chiazza dietro la nuca. Anche se la dermatologa ci ha dato buone speranze che non si tratti di psoriasi per ora, io sto sempre in ansia. Mi sento in colpa, soprattutto, verso mio figlio che ha dovuto rinunciare a tante cose e a tanti lavori che gli piacevano per questo gene pazzo che gli ho trasmesso. Questa è la mia storia questa e la mia rabbia.

Cara Gina, grazie per averci raccontato la tua storia profonda e toccante. La rabbia che tu provi è legittima e tangibile attraverso le tue parole. Il senso di colpa, seppure comprensibile, però rischia di alimentare una serie di sentimenti negativi che non sono di supporto alla gestione della tua patologia. Le emozioni negative – rabbia, frustrazione, tristezza, depressione – sono normali, ma attenzione perché possono minare la sicurezza in te stessa, e incidere sul decorso della tua malattia. Al contrario, un atteggiamento positivo e uno spirito “combattivo” sono risorse da coltivare, e sono fondamentali per affrontare al meglio la psoriasi, migliorando la tua qualità di vita.
Non lasciarti abbattere perché questo mette a rischio anche la fiducia nel tuo medico che ti segue e nelle terapieho smesso anche di curarmi perché essendo meno grave in alcuni periodi toglievano a me mentre a lui no…”.
Cerca di continuare a combattere affinché ogni tuo miglioramento possa tradursi in sentimenti positivi che puoi regalare ai tuoi cari: energie che ti permetteranno di ascoltare e supportare tuo figlio quando ne ha bisogno.
Non è facile, ma non demordere. Se credi rivolgiti ad un esperto che possa supportarti nei momenti difficili: chiedere aiuto non significa ammettere un fallimento, ma incamminarsi verso la soluzione di un problema.
E ricordati che non sei sola: su questo sito puoi contare sempre su un conforto o un suggerimento.
Per dubbi o ulteriori informazioni sulla patologia, ma soprattutto su come convivere con la psoriasi puoi contare sul nostro servizio Chiedi all’esperto

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