Il rischio di tumore della prostata raddoppia se un familiare di primo grado presenta la malattia e aumenta di 5-11 volte se i familiari affetti sono almeno due 1,2. Questi numeri suggeriscono la presenza di fattori presenti all’interno dei membri della famiglia o che comunque la storia familiare è importante quando si vuole calcolare il rischio di sviluppare questo tumore. Il dato non può essere trascurato nel tumore della prostata, che si colloca al quarto posto in Italia per incidenza con 40.500 nuovi casi ogni anno, e rappresenta di gran lunga il tumore più comune nell’uomo, seguito da quello del polmone (29.300 casi) e quello del colon-retto (26.000 casi)3.
A tutti gli effetti, i ricercatori hanno identificato una serie di fattori che possono aumentare il rischio di sviluppare la malattia: si tratta di un complesso insieme di fattori ambientali, ma anche i geni fanno la loro parte1.
Secondo i dati recenti, una percentuale compresa tra il 5% e il 15% dei tumori della prostata è ereditario, ovvero alla base della malattia è possibile riconoscere un’alterazione genetica trasmessa dai genitori ai figli1,2.
Una precisazione importante: i tumori ereditari sono malattie che si presentano all’interno di una famiglia con una frequenza più elevata del normale, ma non devono essere confusi con i tumori familiari. Anche i tumori familiari sono presenti in diversi membri di una stessa famiglia, ma in realtà non è presente una mutazione nota ed ereditata dai genitori. Alla base dei tumori familiari potrebbero esserci anche fattori ambientali come, per esempio, il fatto di essere esposti a inquinanti cancerogeni o a stili di vita a rischio come una dieta non salutare4.
I tumori della prostata ereditari in genere si presentano come malattie aggressive e spesso già in fase metastatica, insorgono spesso in età giovanile e possono essere associati ad alcune sindromi ereditarie come la sindrome HBOC (Hereditary Breast and Ovarian Cancer, tumore ereditario del seno e dell’ovaio) e alla sindrome di Lynch1,5.
Entrambe queste sindromi sono legate a mutazioni in geni che si occupano di riparare il DNA danneggiato ed errori in questi processi di riparazione possono portare allo sviluppo del cancro1.
I geni BRCA – legati alla sindrome HBOC e molto noti nel tumore del seno ereditario – sono associati anche al tumore della prostata ereditario. In particolare, BRCA2 è il gene che più frequentemente viene associato al rischio di questa neoplasia1: alcuni studi suggeriscono che, in uomini di età inferiore a 65 anni, la presenza di mutazioni nel gene BRCA1 aumenti il rischio di tumore della prostata di circa 2 volte, quella di mutazioni in BRCA2 di ben 7 volte6.
Ma non c’è solo BRCA2: nel tempo sono stati identificati diversi geni che, se mutati, possono aumentare il rischio di tumore della prostata in diversa misura. Tra questi si possono ricordare ATM, PALB2, il gruppo dei geni del cosiddetto “mismatch repair” (MLH1, MSH6, MSH2 e PMS2), ma anche HOXB13 (l’unico specifico per il cancro della prostata), TP53, CHEK2, FGF e CCNE11,5,7,8.
In alcuni casi specifici, potrebbe essere proposto a persone con una storia familiare particolare di sottoporsi a test genetici per la ricerca di anomalie in alcuni dei geni potenzialmente coinvolti nell’aumento del rischio di tumore della prostata. Quando si vuole identificare la presenza di alterazioni ereditarie si ricercano in particolare quelle che vengono definite “germinali” che saranno presenti in tutte le cellule dell’organismo. In questi casi il test genetico si effettua mediante un semplice prelievo di sangue che verrà analizzato alla ricerca di alterazioni in uno o più geni. Un messaggio deve essere chiaro: ereditare una mutazione non significa ereditare anche il tumore. Significa piuttosto avere un rischio maggiore di sviluppare la malattia rispetto a chi non ha la mutazione, ma può anche succedere che il tumore non si sviluppi mai2,9.
Effettuare il test genetico è importante per due principali ragioni: mettere in campo strategie di riduzione del rischio e scegliere il trattamento migliore5,7,10,11. Per quanto riguarda la prevenzione, alle persone con mutazione viene in genere suggerito di effettuare esami di controllo specifici o con una frequenza più ravvicinata, mentre nel caso del trattamento la mutazione potrebbe rappresentare il bersaglio per una “terapia intelligente” che punta proprio a quel bersaglio.
Ma se eseguire questo test è piuttosto semplice dal punto di vista operativo, non lo è altrettanto dal punto di vista psicologico per chi vi si sottopone. Per questa ragione è importante che prima e dopo il test ci siano dei percorsi di consulenza genetica (counselling) nei quali professionisti preparati (counsellor) possono spiegare tutte le implicazioni del test e il significato dei risultati ottenuti4,11. Tanti gli argomenti che dovrebbero essere trattati nel corso della consulenza genetica: la proposta del test per la ricerca di mutazioni germinali, la possibilità di scoprire una sindrome oncologica ereditaria, i tipi di risultati possibili, l’eventualità di sottoporre al test anche altri familiari, ecc…11.
Le diverse società scientifiche nazionali e internazionali hanno pubblicato raccomandazioni o linee guida nelle quali si spiega quali uomini dovrebbero sottoporsi al test per la ricerca di mutazioni che aumentano il rischio di tumore della prostata.
L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ha pubblicato a marzo 2023 le “Raccomandazioni AIOM per l’implementazione dell'analisi delle varianti patogenetiche di BRCA nei pazienti con carcinoma della prostata metastatico”1. Nel documento si legge che l’indicazione all’esecuzione del test è basata generalmente sulla storia personale e familiare, e tiene conto degli elementi che in genere vengono utilizzati per riconoscere i tumori legati a predisposizione ereditaria. Si guarda quindi a fattori come numero di parenti con la malattia, tipo di neoplasia, tumori primitivi multipli, età alla diagnosi, e alcune caratteristiche istologiche e molecolari della malattia e altro ancora, secondo criteri che non è possibile analizzare in dettaglio in questa sede1. Il test può anche essere prescritto a persone che non hanno la malattia ma sono ritenute ad alto rischio in base a diversi parametri che, ancora una volta, tengono conto della familiarità per tumore della prostata e altri specifici tumori2,8.
Per qualsiasi domanda o dubbio relativo al proprio rischio di sviluppare un tumore della prostata, il confronto con il proprio medico di base o con uno specialista resta la scelta migliore.
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