MICI, probiotici e prebiotici: un po’ di chiarezza

MICI, probiotici e prebiotici: un po’ di chiarezza

Prebiotici, probiotici, simbiotici: una serie di termini che facilmente si confondono tra loro e ai quali spesso non corrisponde nella nostra testa una definizione precisa né tanto meno una conoscenza approfondita di cosa siano, quali siano i loro effetti e - soprattutto - se siano di aiuto o meno per una persona con una malattia infiammatoria cronica intestinale.

I probiotici, un aiuto per i batteri buoni dell’intestino

I probiotici sono microrganismi viventi e attivi che - se assunti in quantità sufficienti - possono aiutare i “batteri buoni” presenti nell’intestino a crescere. Si possono trovare in alimenti come lo yogurt o il kefir (un tipo di latte fermentato originario del Caucaso che ormai si trova anche nei nostri supermercati), nei crauti, nel kimchi (verdure fermentate, un alimento coreano), nel miso (questo invece un alimento tipico della cucina giapponese) e nel tempeh (soia fermentata, alimento simile al tofu cucinato spesso da chi cerca di evitare le proteine di origine animale).
Alcuni di questi microrganismi sono lieviti e lattobacilli. Altri comunemente noti grazie anche ad alcune pubblicità di yogurt e affini sono i bifidobatteri. All’interno di queste macrocategorie si dividono poi in ceppi specifici - per esempio Lactobacillus casei Shirota e Lactobacillus johnsonii - e ciascuno esercita un’azione differente.
Dato che si tratta di batteri vivi devono spesso essere conservati in frigorifero, sia che si trovino in prodotti di tipo alimentare come quelli citati sopra sia che siano in forma di supplementi, come pillole da ingerire o supposte.

I probiotici sono adatti a chi soffre di Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali?

Comunemente i probiotici possono essere utili in caso di diarrea o al contrario di stipsi, in alcune disfunzioni gastrointestinali come gonfiore o dolori addominali e anche per la prevenzione di alcune infezioni. Per essere efficaci, devono essere assunti con continuità per un lungo periodo di tempo.
Ma possono essere utili anche per i pazienti con una malattia infiammatoria cronica intestinale? Alcune evidenze mostrano che nei pazienti con la colite ulcerosa, alcuni microrganismi probiotici possono agire come una barriera che impedisce ai batteri “cattivi” di oltrepassare la barriera intestinale. Inoltre aiutano a riequilibrare il microbiota intestinale, cosa che può diminuire
l’infiammazione. Tuttavia non tutti i probiotici hanno mostrato gli stessi effetti. Quelli che finora, secondo la Crohn’s and Colitis Canada hanno mostrato un’efficacia sono l’Escherichia coli Nissle (Mutaflor), un tipo di E. coli non nocivo che può aiutare i pazienti a mantenere uno stato di remissione. Un effetto simile, in pazienti con lieve e moderata rettocolite ulcerosa, è quello della combinazione VSL3, formata da otto probiotici diversi, come spiega uno studio condotto su 34 pazienti dai ricercatori della University of Alberta e pubblicato su Nature. Non ci sono invece molte ricerche né dati significativi per quanto riguarda eventuali effetti benefici per i pazienti con la Malattia di Crohn.

Alcune controindicazioni dei probiotici

In ogni caso è bene sottolineare che i probiotici non possono curare la colite ulcerosa né sostituirsi in alcun modo a un trattamento (sono solitamente esaminati negli studi clinici più per accertare il fatto che siano sicuri e non nocivi, non che abbiano effetti benefici specifici) e che la loro assunzione deve essere concordata con il proprio medico curante. Per esempio, assumerli potrebbe non essere appropriato per pazienti con una malattia particolarmente grave o in fase acuta. Spesso, infatti, si discute se assumere dei probiotici quando il paziente è in fase di remissione, con l’obiettivo di prolungare questa fase e prevenire una riacutizzazione. Del resto, in un contesto di intestino non infiammato queste popolazioni hanno una maggiore possibilità di attecchire e crescere mentre, in una situazione in cui l’intestino è fortemente infiammato, questo non può avvenire.

Cosa sono i prebiotici?

I prebiotici sono sostanze fermentabili non digeribili che si trovano nelle parti fibrose di diversi alimenti. Tra queste fibre idrosolubili ci sono i beta glucani, i fruttani, gli oligofruttosaccaridi e gli oligosaccaridi della soia, le inuline, il lattitolo ed altri. Diversamente dai probiotici, non sono essi stessi microrganismi. Sono invece sostanze che aiutano i batteri e i microrganismi benefici che si trovano nel nostro intestino promuovendone la crescita e lo sviluppo, e che rafforzano la barriera intestinale che protegge dai batteri nocivi. Tra gli alimenti che contengono quelle che possiamo chiamare fibre prebiotiche ci sono banane, cipolle, aglio, porri, asparagi, carciofi, cicoria, germogli di soia, avena.

I prebiotici fanno bene ai pazienti con MICI?

L’assunzione di integratori di prebiotici è chiaramente controindicata in alcune patologie, come la sindrome dell’intestino irritabile e intolleranza al lattosio. Tuttavia, come ricorda una revisione sistematica pubblicata qualche anno fa su Inflammatory Bowel Diseases, alcuni studi suggeriscono che i prebiotici possano essere di aiuto nei pazienti con colite ulcerosa, in particolare nella riduzione dell’infiammazione e dei livelli di calprotectina fecale. In letteratura però non vi sono studi sufficienti per poter dire che i prebiotici siano efficaci per favorire e mantenere uno stato di remissione nei pazienti con una malattia infiammatoria cronica intestinale. Come per i probiotici, è sempre bene discutere con il proprio gastroenterologo e non prendere iniziative personali che potrebbero essere inutili o in qualche modo controindicate per la propria condizione.

E i simbiotici?

I simbiotici sono combinazioni di prebiotici e probiotici che si trovano in alcuni alimenti o in integratori alimentari (per esempio, lattobacilli più lattitolo o bifidobatteri più fruttoligosaccaridi) nei quali i prebiotici avrebbero la funzione di supportare i microrganismi probiotici e aiutarli a svilupparsi e crescere nell’intestino ospite. Anche per quanto riguarda questi integratori mancano ancora studi che affermino con certezza la loro efficacia, e soprattutto la loro utilità per i pazienti con una malattia infiammatoria cronica intestinale. Inoltre, nel 2011, uno studio condotto da alcuni ricercatori britannici e pubblicato sugli Archives of Diseases in Childhood ha mostrato che, nonostante i simbiotici si siano dimostrati promettenti per i pazienti adulti con una MICI, questi sarebbero mal tollerati dai pazienti più giovani.
Parole chiave: probiotici, prebiotici, rettocolite ulcerosa malattia infiammatoria cronica intestinale.

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Fonti
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