Quest’anno, la commissione del Karolinska Institutet di Stoccolma che assegna il premio Nobel per la medicina e la fisiologia ha conferito il prestigioso premio a Victor Ambros e Gary Ruvkun “per la scoperta dei microRNA (miRNA) e del loro ruolo nella regolazione dei geni”1. Partendo dallo studio di piccoli vermi, i due scienziati statunitensi hanno individuato un meccanismo importante nella fisiologia e nella patologia degli esseri viventi. Oggi il mondo della ricerca vede nei miRNA strumenti promettenti per la diagnosi e la cura delle malattie.
Nella cellula ci sono due tipi di RNA: gli RNA codificanti e gli RNA non-codificanti. Gli RNA codificanti – gli RNA messaggeri o mRNA – sono molecole grazie alle quali l’informazione contenuta nei geni (sequenze di DNA) viene utilizzata per la produzione delle proteine necessarie alla cellula. Gli RNA non-codificanti non contengono le informazioni (non “codificano”) per le proteine, ma hanno funzioni strutturali o regolatorie: i miRNA fanno parte di questo secondo gruppo2.
Un miRNA è una piccola molecola di RNA costituita da 19-25 nucleotidi (il nucleotide è l’unità base degli acidi nucleici). Una sequenza di DNA funge da “stampo” per la RNA polimerasi che produce una catena di qualche migliaio di nucleotidi, il miRNA primario (pri-miRNA), che viene processato dall’enzima Drosha per generare il precursore del miRNA (pre-miRNA), di circa 70 nucleotidi. Il precursore viene trasferito dal nucleo al citoplasma della cellula, dove viene tagliato dall’enzima Dicer con la formazione del miRNA maturo3.
I miRNA si legano in modo specifico agli mRNA e ne impediscono il funzionamento o ne inducono la degradazione. Questo è uno dei meccanismi che regolano l’espressione genica, per cui una certa cellula in un certo momento utilizza (“esprime”) alcuni geni e non altri. Un singolo mRNA può regolare molti geni e lo stesso gene può essere regolato da molti miRNA diversi. Oggi sono già stati descritti oltre 2.300 miRNA e si stima che circa il 30% del genoma umano sia sotto il loro controllo3,4.
I miRNA hanno un ruolo nella crescita, nella proliferazione, nella differenziazione e nella morte programmata (apoptosi) delle cellule4. Sono coinvolti sia in processi fisiologici – per esempio, nello sviluppo dell’organismo: i primi miRNA identificati da Ambros e Ruvkun erano indispensabili per la maturazione delle larve del verme Caenorhabditis elegans2 – che in processi patologici. Un’espressione anomala dei miRNA – vale a dire livelli troppo alti o troppo bassi rispetto al necessario – è stata messa in relazione con diverse malattie, tra cui la distrofia muscolare, il diabete e il cancro5.
Il primo studio a suggerire l’esistenza di un legame tra miRNA e cancro è stato pubblicato nel 2002: un gruppo di ricercatori del Jefferson Medical College di Filadelfia, guidato dal genetista italiano Carlo Maria Croce, aveva osservato che nei pazienti affetti da leucemia linfatica cronica (CLL) i microRNA miR-15 e miR-16 erano down-regolati (ossia mancavano) perché nei pazienti era andata persa la regione del genoma dove erano localizzate le sequenze per la loro sintesi6.
Studi successivi hanno permesso di stabilire che i miRNA possono promuovere lo sviluppo e la progressione dei tumori – e in questo caso vengono chiamati oncomiR – oppure contrastarli2, influenzando la trasformazione maligna delle cellule4. Ciò avviene perché danni al genoma e modificazioni epigenetiche alterano l’espressione dei miRNA, modificando l’espressione di geni che controllano il ciclo cellulare e l’apoptosi, favorendo così la crescita incontrollata delle cellule maligne4.
Alcuni esempi di miRNA noti per essere coinvolti nella genesi dei tumori del sangue sono: miR-155, sovraespresso nella CLL, nel linfoma cutaneo a cellule T (CTCL), nel linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL), nella leucemia linfatica acuta (ALL) e in altre malattie ematopoietiche; miR-150 sovraespresso in molti tumori a cellule B; miR-204, down-regolato nell’ALL a cellule T; miR-143 e mi-R145, down-regolati in molti tumori a cellule B; miR-203, down-regolato nel mieloma multiplo (MM)5,7.
Oltre a essere importanti per capire come si formano e come evolvono i tumori, le conoscenze acquisite riguardo i miRNA potrebbero essere sfruttate in clinica. I miRNA potrebbero essere usati come biomarcatori per la diagnosi dei tumori: si preleva un campione biologico del paziente e si valuta la presenza (o l’assenza) dei miRNA tumore-specifici. Negli studi fatti sinora solitamente i miRNA sono stati cercati nel sangue, ma il materiale di partenza potrebbe anche essere un campione di midollo osseo o di urine7.
Ci sono diverse ricerche in vari tipi di tumori – compresi CLL, MM e leucemia mieloide acuta (AML)4,5,7 – che dimostrano che la presenza di alcuni miRNA si associa a una maggiore aggressività del tumore; perciò, l’analisi dei miRNA può aiutare anche a formulare la prognosi, ossia a prevedere il decorso della malattia2. Non solo, è stato anche osservato che in alcuni casi i livelli di certi miRNA suggeriscono che una certa terapia funzionerà o sta funzionando, un’informazione preziosa nella scelta della cura con maggiori probabilità di successo7. Per esempio, i miRNA miR15a/16-1, miR-331, miR-125b-5p e miR-214 sembrerebbero essere utili per predire la resistenza a farmaci come il bortezomib o il desametasone nel MM7.
Infine, diversi studi preclinici hanno fornito prove di concetto riguardo alla possibilità di utilizzare i miRNA come bersagli terapeutici4. A seconda che il miRNA abbia un effetto anti-tumorale o pro-tumorale, la strategia utilizzata sarà diversa. Nel primo caso, per aumentare i livelli del miRNA di interesse si possono somministrare miRNA sintetizzati in laboratorio (miRNA mimic) o vettori di espressione che contengono le sequenze dei miRNA, che verranno poi prodotti dalle cellule dell’organismo. Nel secondo caso, per eliminare i miRNA dannosi, si possono utilizzare piccoli acidi nucleici (oligonucleotidi) che legano i miRNA impedendone il funzionamento (anti-miR) o piccole molecole che ne bloccano la sintesi3.
Uno dei grossi limiti di questa strategia è che, poiché un miRNA agisce su più geni, si possono verificare degli effetti indesiderati. Uno studio clinico di fase I in cui si stava sperimentando un miRNA mimic chimato MRX34 (miR-34 mimic) per il trattamento di tumori solidi ed ematologici è stato interrotto prematuramente dopo che si sono verificati alcuni decessi5. Studi successivi non hanno però mostrato gli stessi gravi problemi, per cui la ricerca di agenti terapeutici basati sui miRNA prosegue. Un anti-miR diretto contro miR-155 (MRG-106, Cobomarsen) si è mostrato ben tollerato e in grado di indurre un miglioramento in 6 pazienti con CTCL5.
Per arrivare a una terapia sicura ed efficace, oltre a identificare il miRNA bersaglio più idoneo per i vari tumori, i ricercatori stanno cercando di capire la via di somministrazione da utilizzare, gli accorgimenti necessari per fare in modo che l’agente terapeutico arrivi integro nelle cellule bersaglio e la dose corretta per determinare l’effetto voluto riducendo al minimo il rischio di effetti off-target (fuori bersaglio)2. Ambros e Ruvkun hanno aperto la strada, ma il viaggio verso l’introduzione in clinica di strumenti diagnostici e terapeutici basati sui miRNA è ancora lungo.
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