LEUCEMIA LINFATICA CRONICA
» Oggi, molto più che in passato, la ricerca in ambito farmaceutico ha permesso di disporre di numerosi trattamenti chemioterapici per contrastare i tumori, anche quelli del sangue.
Allo stesso modo esistono anche diverse modalità per la loro somministrazione. Tuttavia ancora oggi, la modalità di somministrazione più diffusa della chemioterapia è mediante infusione endovenosa. In questo modo il farmaco chemioterapico, somministrato attraverso un piccolo tubicino inserito in una vena, viene assorbito direttamente nel circolo sanguigno e raggiunge le
cellule tumorali da colpire.
Non tutte le somministrazioni per infusione sono uguali, in particolare ci sono differenze nel dispositivo impiegato che dipendono dalle caratteristiche del tumore e dal tipo di trattamento, per esempio la frequenza con cui ci si deve sottoporre alla chemioterapia, la durata di ogni somministrazione, il tempo di permanenza del dispositivo in posizione.
In base a queste caratteristiche la somministrazione può avvenire attraverso una cannula o con l’impiego di cateteri di diverso tipo, ed essere somministrata a diverse velocità, goccia a goccia in
diverse ore o molto più velocemente in pochi minuti, in unica infusione o dispensata in quantità precise a intervalli regolari.
Esaminiamo allora quali sono i dispositivi disponibili e in che cosa si differenziano tra loro.
Ago cannula
Una ago cannula è un piccolo tubo inserito in una vena del braccio o del dorso della mano e mantenuto in posizione con un cerotto. La procedura di posizionamento dell’ago cannula è veloce e non particolarmente fastidiosa.
All’estremità della cannula viene connesso il contenitore con il farmaco e la somministrazione avviene per infusione goccia a goccia. La durata della seduta è variabile a seconda del farmaco: da pochi minuti a diverse ore.
L’ago cannula è la scelta preferenziale per trattamenti a breve termine in cui alla fine della seduta il dispositivo viene rimosso e ne viene inserito uno nuovo durante la seduta successiva. Viene mantenuta in posizione solo in caso di un breve ricovero ospedaliero.
Catetere venoso centrale
Un catetere venoso centrale o linea centrale è un piccolo tubo lungo, sottile e cavo in gomma siliconica che viene inserito in una vena sotto la pelle del torace. L’inserimento della linea viene effettuato necessariamente in ospedale.
Prima di tutto viene anestetizzata l’area (in alcuni casi il paziente può anche venire addormentato) in modo che il paziente non senta alcun dolore al momento, e poi viene effettuato un piccolo taglio sulla pelle in prossimità della clavicola, che viene definito sito di inserzione.
Un'estremità del tubicino viene inserita e condotta fino ad una vena più grande, la vena cava superiore, appena al di sopra del cuore, mentre l’altra estremità viene fatta uscire dal torace e chiusa con un tappo speciale. È da qui che poi si fa entrare il farmaco tramite una siringa o una flebo. Quando la linea non è in uso viene mantenuta chiusa da un morsetto. Diversamente dall’ago cannula questo dispositivo non viene rimosso alla fine della seduta, ma rimane in posizione per tutta la durata del trattamento, per settimane o mesi in modo che non sia necessario inserire un nuovo tubicino.
Le incisioni vengono poi richiuse con dei punti di sutura e il tubo fissato con del cerotto per evitare che si muova. Una volta inserito il dispositivo, sarà necessario proteggere i siti di inserimento e di uscita con medicazioni frequenti. Questa opzione è utile quando un paziente presenta vene molto fragili o danneggiate da precedenti trattamenti, quando il trattamento deve proseguire per diversi mesi o per somministrare più terapie contemporaneamente, infatti la linea centrale può poi dividersi in due o tre percorsi diversi.
Un catetere venoso centrale può essere utilizzato non solo per la chemioterapia, ma anche per effettuare una trasfusione di sangue, se necessario, o somministrare antibiotici, fluidi per via endovenosa o per prelevare sangue per degli esami. Il fatto che il dispositivo rimanga nel corpo per tutto il tempo significa che è necessario un minimo di manutenzione per prevenire blocchi o infezioni. Per evitare i primi, il tubicino viene comunque lavato una volta alla settimana facendo scorrere del liquido al suo interno.
Per prevenire le seconde, esistono varie misure e accortezze. Sempre una volta alla settimana, per esempio, si devono cambiare i tappi alla fine di ogni linea, deve essere pulito il sito di uscita e cambiata la medicazione. A volte, una medicazione speciale, come un disco antibiotico, può essere applicata sul sito di uscita proprio per ridurre il rischio di infezioni. Quando non in uso può essere utile coprire con la medicazione anche i tappi (non appena cambiati) e tenere i tubi in posizione con del cerotto. Infine, sebbene non ci siano controindicazioni a bagno o doccia, si deve tuttavia proteggere il catetere in modo che l’acqua non penetri nella cute attraverso il sito di inserzione. Per fare questo si può adoperare un bendaggio adesivo di plastica trasparente.
Catetere venoso centrale a inserimento periferico o PICC
Si tratta di un catetere venoso centrale inserito attraverso una vena del braccio al di sopra del gomito e poi fatto arrivare fino alla vena cava, più vicina al cuore. Le sue caratteristiche sono molto simili a un catetere venoso centrale inserito direttamente nel torace: può essere adoperato anche per somministrare altri farmaci o per trasfusioni o per prelievi, può dividersi in più linee e rimane in posizione per diverso tempo in modo che non ci sia bisogno di inserire un nuovo catetere ogni volta.
Catetere venoso centrale impiantabile con reservoir o port-a-cath o porta impiantabile
Un catetere venoso centrale impiantabile con reservoir, port-a-cath o porta sottocutanea è un catetere a cui è collegato un piccolo serbatoio (port) di silicone o titanio che viene inserito sotto la pelle del braccio o del petto e che può essere usato per somministrare chemioterapia o medicinali in vena o per prelevare il sangue. È indicato quando serve un accesso venoso stabile nel tempo, per trattamenti chemioterapici a lungo termine.
Per posizionare questo dispositivo, dopo che l’area interessata è stata anestetizzata, vengono fatte due incisioni nella pelle. La prima serve a creare una piccola tasca lunga circa 4 cm, la seconda
sarà poco sopra questa e sarà quella attraverso cui verrà inserito il catetere, successivamente attaccato alla porta. Se la porta viene inserita in una vena del torace, le incisioni vengono praticate sulla parte superiore del torace, sotto la clavicola. Se la porta viene inserita in una vena del braccio, si troverà sul lato interno dell’arto.
Diversamente dagli altri cateteri non ci saranno linee chiuse da tappi, ma per accedere al serbatoio e somministrare il farmaco si deve adoperare un ago speciale, chiamato ago di Huber, che penetra sotto la cute del paziente dopo un’anestesia locale e rimane in sede per il tempo del trattamento. Dopo ogni trattamento, una piccola quantità di liquido viene fatta scorrere nel catetere per lavarlo, in modo che non si blocchi. La porta dovrà essere lavata ogni 4-6 settimane se non viene utilizzata regolarmente. Questo dispositivo presenta un minore rischio di infezioni poiché è completamente impiantabile sotto pelle e quindi anche bagno e doccia sono possibili con maggiore semplicità e anche il resto delle attività quotidiane non risentono eccessivamente della presenza di questo tipo di catetere.
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per rispondere alle tue domande
American Cancer Society. Tubes, Lines, Ports, and Catheters Used in Cancer Treatment, 27
Marzo 2020.
Cancer.Net. Catheters and Ports in Cancer Treatment, Dicembre 2020.
Macmillan Cancer Support. How Chemotherapy Is Given, 30 Settembre 2020.
Cancer Council NSW. Intravenous (IV) chemotherapy, ultimo accesso 13 Aprile 2021.